"Rimangono molte perplessità sugli sviluppi del caso"

Primo fra tutti la differente valutazione sui ruoli che ognuno dovrebbe svolgere. Infatti non pare procedura normale che sia l’amministratore di una società a trovare soci in contrapposizione all’azionista di maggioranza , a meno che il mandato del presidente della banca non sia quello di decidere a chi vendere la banca, invece di gestirla in maniera professionale per farla tornare in carreggiata.
A questo punto rimane difficile comprendere come il presidente possa restare al suo posto dopo un atto così eclatante di sfiducia, avendo egli stesso speso il suo carisma per promuovere, in maniera irrituale, in molti media la “sua” posizione, palesemente antitetica a quella espressa da tempo dal socio di maggioranza . Per cui riteniamo strano che possa rimanere a gestire la banca colui che ha lavorato contro la volontà della maggioranza degli azionisti, che è risultata in assemblea del 67%. Chi rappresenta, da sabato mattina, il presidente? I suoi atti saranno in linea con la volontà della maggioranza degli azionisti o risponderanno ad altre logiche? Perché dopo tanto clamore , la Fondazione che lo ha nominato, votando contro in assemblea, non gli ha anche chiesto le dimissioni? Perplessità crediamo legittime che portano a pensare ad ulteriori possibili scenari, da scongiurare.
Infatti, Il grave rischio che corre la fondazione, e non la banca, è una svalutazione forte del valore delle azioni, manovrata da “mani forti”. Infatti, con il titolo depresso, bastano pochi milioni di vendite, per innescare un movimento ribassista sul titolo che lo porterebbe alla soglia del valore di escussione. Auspichiamo quindi che gli organismi di vigilanza , Bankitalia, la CONSOB monitorino minuto per minuto la situazione, per scoraggiare questi giochetti che finirebbero per annientare Siena.
Ognuno dovrà fare il proprio dovere, ma in modo diverso rispetto al 2007.
PSI – Federazione Provinciale di Siena