L’Argentina sembra essere di nuovo sull’orlo del fallimento per la nona volta
di Vito Zita
SIENA. Che gli stati potessero fallire sembrava una ipotesi remota. Poi venne l’Argentina, primo paese al mondo a fallire nel 2001, le pericolose situazioni di Portogallo e Irlanda a seguito della crisi del credito del 2008, Cipro nel 2010 con la crisi delle banche ci è andata molto vicino e la Grecia un anno prima si è trovata in una situazione catastrofica che tutti conosciamo. Oggi l’Argentina sembra essere di nuovo sull’orlo del fallimento per la nona volta, visto che lo scorso 22 aprile ha comunicato di non essere in grado di restituire 500 milioni di dollari scaduti. Situazione analoga, come paesi a rischio per i bond emessi, vivono il Venezuela e la Turchia. Non possiedono dollari a sufficienza per la restituzione del loro debito emesso in valuta.
In questa situazione ci sono risparmiatori italiani che detengono debito di questi paesi e che adesso sono in difficoltà nel rivendere le loro obbligazioni ad alto rendimento e che cominciano a far sentire la loro voce innanzitutto nei confronti degli intermediari finanziari, incolpevoli, che hanno bloccato le transazioni nel momento in cui è stato loro comunicata tale decisione. Già, perché alto rendimento significa alto rischio; rischio emittente, rischio tasso, rischio concentrazione, rischio mercato. Sembra quasi che le lezioni del passato non siano servite a nulla. I rendimenti obbligazionari dei paesi sviluppati si sono azzerati, se non sono addirittura diventati negativi, fino alle durate di medio termine, quindi alcuni rivolgono l’attenzione a rendimenti ritenuti interessanti trascurando il rischio. E’ proprio del 15 maggio scorso il comunicato di Hi-MTF che i 19 bond negoziati in Lira Turca (TRY), quotati sul segmento Quote Driven Misto, saranno sospesi dalle negoziazioni in attesa di ulteriori comunicazioni da parte dell’Ente Regolatore.
Assisteremo a nuove class action come quelle aperte negli USA contro il governo argentino a inizio anni 2000? Fece nascere in Italia la Task Force Argentina il 18 settembre 2002, in seguito ad una specifica deliberazione del Comitato Esecutivo ABI, che permise ai risparmiatori italiani di aderire al ricorso arbitrale internazionale da inviare all’ICSID (International Centre for the Settlement of the Investment Disputes), una organizzazione, facente capo alla World Bank, che svolgeva funzioni di conciliatore o di arbitro nelle dispute relative ad investimenti fra Stati e investitori privati esteri in applicazione di trattati bilaterali (BIT) esistenti tra i Paesi interessati. Forse. Intanto grandi fondi di investimento americani come Fidelity, Black Rock ed altri hanno ritenuto inaccettabile la moratoria della durata di tre anni proposta dal governo argentino che arriva a tagliare di circa il 70% circa di quanto oggi dovuto.
Sarà una strada lunga e difficile quella che dovranno seguire i risparmiatori italiani possessori dei bond interessati perché questa volta, in più, ci sono le regole della MIFID II.