di Vito Zita
SIENA. Dopo il recente aumento delle tariffe energetiche, gas e luce in primis, è necessario provvedere a fare chiarezza sull’argomento.
Proprio oggi il presidente del Consiglio Mario Draghi, in udienza alla Camera dei Deputati, ha parlato anche di questo argomento, fra gli altri, dichiarando che il Governo aveva già provveduto a stanziare inizialmente 1,5 miliardi di euro e recentemente ne ha stanziati altri 3, andando ad incidere sulla componente di costo denominata “oneri di sistema”. Un intervento che ha calmierato ma non annullato il forte aumento delle materie prime.
Si rende necessario, soprattutto a fronte della mancata comprensione di questo onere, che, insieme al costo puro dell’energia e al costo di trasporto della stessa, fa lievitare non poco le nostre bollette energetiche. Fino al 2015 i costi inclusi in questa voce rientravano nella voce più generale “Spesa per Servizi di Rete”, che con la Bolletta 2.0 in vigore dal 1° gennaio 2016 è stata poi scorporata nelle due voci “Spesa per Oneri di Sistema” e “Spesa per il trasporto e la gestione del contatore”. Gli oneri di sistema, pagati da tutti i clienti domestici, vengono addebitati per coprire i costi legati al sistema elettrico, e ammontano al 21,8% del totale della bolletta e sono scomposti in molte voci diverse per luce e gas. Per l’utente domestico non residente, invece, gli oneri di sistema incidono per circa il 38%. Ma a cosa è destinata questa voce di spesa? Gli introiti derivati dagli oneri di sistema è interamente destinata ai cosiddetti “Incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate”.
Da un recente studio di BNP Paribas risulta che, contrariamente al passato, quando era il prezzo del greggio ad essere la forza dominante nei mercati energetici, oggi l’attenzione si è spostata quasi totalmente sul prezzo del gas naturale. Una contrazione globale delle forniture ne ha fatto lievitare i prezzi e l’Italia, come l’Europa, dipende molto dal mercato globale per l’approvvigionamento di gas.
La situazione complessiva sui prezzi delle materie energetiche è complicata anche dai prezzi del petrolio che sono aumentati. Finora il gruppo OPEC+ non si è detto disposto ad accelerare la produzione e in queste circostanze – con la domanda di petrolio in forte ripresa per la riapertura delle economie dopo la pandemia – secondo la banca francese è probabile che i prezzi rimarranno elevati. Va però considerato che ad influenzare le quotazioni del greggio può essere stata anche la carenza di gas, dato che alcuni settori intendono utilizzarlo dove possibile come sostituto del petrolio.
Ma a cosa è dovuta L’attuale carenza di gas in Europa? Secondo lo studio di BNP Paribas è riconducibile a diversi fattori:
• I giacimenti e gli impianti di stoccaggio nazionali sono esauriti perché l’attenzione del continente si è spostata sulle fonti di energia rinnovabile.
• Nel mercato globale del gas, l’Europa compete ora con l’Asia, dove la domanda di GNL è aumentata del 50% negli ultimi 10 anni. Il freddo in Cina – il più grande importatore mondiale di GNL – fa aumentare i prezzi sul mercato globale.
• Circa il 30% del gas europeo proviene dalla Russia, che tuttavia potrebbe non essere in grado di soddisfare il fabbisogno dell’Europa nel caso di un inverno rigido. Infine, la certificazione del gasdotto Nord Stream 2 verso l’Europa è stata complicata dai ritardi nella formazione di un nuovo governo in Germania.
• Il gas è considerato un “combustibile ponte” per la transizione energetica. Quando viene bruciato, infatti, produce circa la metà della CO2 del carbone. Tuttavia, le emissioni di metano rilasciate dal gas durante l’estrazione e il trasporto hanno probabilmente scoraggiato nuovi investimenti, limitando ulteriormente le forniture interne in Europa.
Naturalmente le conclusioni evidenziate da BNP Paribas riguardano il momento attuale e non tengono conto dell’aumento dei noli di trasporto della materia prima che ci necessita o delle decisioni, almeno per quel che riguarda l’Italia poco illuminate, prese negli ultimi venti anni, che ci hanno visto brillare con le rinunce ai rigassificatori (ad esempio, a Brindisi) o altre scelte “ecologiche” dettate più dalla cura del proprio orto che da un prevalente interesse nazionale.
Bisogna tenere conto anche che, con l’anniversario del decennio della morte del leader libico Gheddafi e la decisione del presidente della Repubblica tunisino, Kais Saied, sul finire dello scorso mese di luglio – che ha deciso di sospendere il parlamento tunisino e di licenziare il Consiglio dei ministri, compreso il presidente – la nostra diversificazione degli approvvigionamenti di gas naturale si è notevolmente complicata. Se a tutto ciò si aggiunge anche l’annoso problema del flusso dei migranti provenienti proprio da Libia e Tunisia, risulta chiaro che il Governo italiano ha davanti ulteriori sfide, oltre alla ricerca di pace sociale, date le tensioni politiche che si sono verificate con il turno elettorale delle elezioni amministrative e dalle manifestazioni no-vax. Non ci resta che sperare in un inverno mite.