E il governo Renzi vorrebbe metter il segreto di Stato sull’entità del giro d'affari del flop

di Red
SIENA. Un articolo sui derivati di Stato apparso nell’ultimo numero dell’Espresso delinea un inquietante substrato di interessi, favori e connivenze che possono arrivare a spiegare come e perché la città di Siena – colpevolizzata oltre modo per non essersi saputa scegliere la governance del Monte dei Paschi attraverso i rappresentanti che mandava al potere con le libere elezioni – in realtà ha visto tutti gli interessi del mondo passarle sopra come un tritatutto incontrollabile, fino al disastro finale.
Dal 2001 il ministro Giulio Tremonti (quello che per “salvare” la banca senese inventò i famosi Bond), da ministro dell’Economia nel 2001 cominciò ad accrescere esponenzialmente il portafoglio dei derivati, con una complessa operazione legata ai titoli di Stato. In ciò ebbe come aiutante referente Domenico Siniscalco, direttore generale del Tesoro che nel 2005 prese il posto di Tremonti come ministro, lasciando il suo a Vittorio Grilli, che poi a fine 2011 è diventato prima vice poi ministro dell’Economia.
Attualmente Siniscalco risulta stipendiato da Morgan Stanley e Vittorio Grilli da JP Morgan, due delle società finanziarie che commerciavano con il ministero dell’Economia in derivati, la cui spesa per interessi ha gravato sui conti dello Stato italiano negli ultimi 4 anni per 16,9 miliardi. Nella propria testa, perché ancora non è reato, ognuno di noi può immaginarsi per conto di chi lavorassero questi “servitori dello Stato”. Per alimentare questo giro d’affari occorreva però che qualcuno comprasse i titoli di Stato italiani a iosa. Casualmente il più generoso nel rispondere all’appello della finanza internazionale fu un certo Giuseppe Mussari (è noto come uno degli annosi problemi del Monte Paschi sia stato proprio l’eccessivo accumulo di BTp nelle casse della banca), perché, si diceva, avevano rendimento importante assicurato. Un cane che si mangia la coda, con i cittadini senesi in sella al cane e certi signori a scommettere dopo quanto tempo saremmo caduti…
Ovviamente quando nell’intreccio delle dangerous liaisons tra questi protagonisti di una possibile truffa miliardaria ai danni dello Stato italiano, sempre secondo l’opinione dell’Espresso, arriva il momento del bisogno tutti i favori si comprano e si vendono. Vi meraviglierebbe sapere che questi personaggi sono tutti in prima fila al capezzale della coppia Mussari-Vigni quando c’è da avallare il boccone ghiotto dell’Antonveneta e anche dopo che si trasforma nella goccia che fa traboccare il vaso? E tutti con l’ansia di creare nuovi affari miliardari, a cominciare dal tasso di interesse usuraio che Tremonti ha applicato sui famigerati bond per finire alle ricche commissioni che sono volate per ogni aumento di capitale deciso da MPS. E tutti promossi a incarichi sempre più prestigiosi proprio perché organici al sistema.
Adesso il governo Renzi vorrebbe metter il segreto di Stato sull’entità dei derivati flop del Ministero dell’Economia – si dice possano arrivare a far fallire lo Stato o a costare alle casse pubbliche più di una finanziaria di sangue – la loro genesi, la loro storia. Peccato: se ne potrebbe sapere di più anche per quello che ci riguarda nel piccolo mondo senese. La pietra miliare del fallimento della banca sono i crediti non esigibili, 45/46 miliardi: non ci sono stime certe in quanto il dottor Profumo ha ben svolto il compito di mascherarle e nelle assemblee dei soci i tanti interventi, riletti a posteriori, risultano sempre fuori tema, fuori luogo, fuori contesto come le piccinerie senesi.