Mancini e la politica locale non discutono delle conseguenze della accettazione della Straordinaria

di Red
SIENA. Cinque mesi fa la Fondazione MPS aveva svenduto una massa enorme di azioni della banca per rimborsare parzialmente i debiti contratti. Se non l’avesse fatto, ci avrebbero pensato i creditori e sarebbe stata la fine di Palazzo Sansedoni; le azioni sono state venute intorno a 0,42 euro, ma una tranche del 2,85%, pari alla quota che la Fondazione aveva lasciato fuori dal pegno non è stata venduta perché i troppi titoli in circolazione ne avevano ridimensionato il valore a un prezzo non conveniente (se mai 0,46 in confronto agli 1,25 dell’ottobre 2009 sia un prezzo conveniente). Indiscrezioni di inizio settembre avevano parlato di nuove vendite per la Fondazione (che altro non ha da vendere o quasi, ndr) ma le voci erano state definite fantasiose. Il primo ottobre, un comunicato dell’ente di Palazzo Sansedoni annuncia che sul mercato settembrino sono state vendute l’1,41% del capitale MPS, riducendo la partecipazione nella banca senese dal 36,3 al 34,9%. Come da programma, annunciato molti mesi fa. Ecco la motivazione della cessione: “la costituzione di un adeguato livello di liquidità in modo da salvaguardare l’equilibrio finanziario dell’Ente nel medio termine”.
Pare che l’operazione abbia generato incassi per 42 milioni e perdite finanziarie per 18. Lo sanno tutti che in tempo di crisi non si vende, ma si compra bene da chi è in gravi difficoltà. Che non avessero previsto l’attuale situazione finanziaria mondiale? E’ incomprensibile il perché chi ha distrutto in cinque anni la Fondazione più ricca d’Europa insista nel voler proporre ricette perdenti. Bastano pochi giorni per mettere tutto in mano a Profumo, come anche i sindacati oggi ricordano. Ma l’assenso criptico della dirigenza del PD locale ai piani della DG della banca senza un ragionamento che ne indichi un percorso, un perché, una logica ma solo l’adesione ai tagli del personale e alla chiusura delle filiali doppioni, lascia senza fiato. Una spiegazione l’abbiamo data, e in tempi non sospetti. La banca solo nominalmente è di Siena. Tutta una serie di personaggi l’ha gestita negli ultimi 17 anni per conto dei veri padroni della ferriera, che non dovevano mai comparire. Una struttura provinciale si è spesa per trarre il massimo vantaggio dalla visibilità personale che veniva loro concessa, chi consapevolmente e chi no. L’ora del repulisti non contempla prendere prigionieri: tutti sono spacciati. La banca è salva: è stata nazionalizzata, ancora un po’ di bond montiani e si sarebbe pareggiato il deficit da spread, tergiversare con una ristrutturazione fino alla scadenza dei BTp decennali. Ma anche così è stata salvata: altrimenti sarebbe stato da stupidi non chiedere al ministro Grilli ancora più soldi.
Però nelle parole dei protagonisti questo non si ammette, ma anzi si amplifica il tema dell’emergenza. L’emergenza è quella cosa che fa accettare passivamente agli uomini situazioni e iniziative che altrimenti sarebbero rifiutate. Chi governa nell’emergenza ha le mani più libere di fare quello che vuole e di non rispettare regole e persone. Compreso il difendere a parole un concetto di senesità e con i fatti agire per distruggerlo, come sta facendo Profumo. E questi senesi sono ancora divisi, intontiti, scoraggiati. Se il presidente della Rocca venisse sfiduciato in Assemblea Straordinaria, e ciò è tecnicamente possibile, Vittorio Grilli chiederebbe l’immediata restituzione dei bond? L’aumento di capitale da oltre un miliardo non appare necessario alla banca, ma presumibilmente appare necessario al potere dell’uomo e di chi lo appoggia nell’ombra, per trasferire la proprietà della banca altrove. Sconcerta la sicurezza di Profumo, che prima ancora di andare in battaglia sa già di avere Mancini in una presa senza possibilità di fuga. Il ragioniere di San Gimignano andrà a completare la distruzione della città e della provincia, votando quello che gli viene imposto senza nemmeno tentare uno scatto di dignità, come gli è stato chiesto da più parti nei giorni scorsi? In teoria, essendo in scadenza e non ricandidabile, non ha nessuna rendita di posizione da mantenere né accordi elettorali da difendere. Vedremo…