Secondo Marcello Bonechi si può invertire una tendenza

CASTELLINA IN CHIANTI. «Le aree interne di Siena e della Toscana dimostrano che si può resistere all’abbandono, che si può evitare il declino dei piccoli centri che il Governo, stando a recenti documenti ufficiali, dà per scontato». Lo afferma Marcello Bonechi, uno che di piccoli Comuni se ne intende: ha fatto il sindaco per tre mandati (e in precedenza assessore e consigliere) a Castellina in Chianti, dove è segretario del Pd comunale, ed è vicepresidente dell’Associazione nazionale delle Città dell’olio, che conta su più di cinquecento associati, quasi tutti piccoli Comuni.
iA preoccupare è l’obiettivo numero 4 del Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027, dal titolo «Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile», e dal contenuto ancora più esplicito: «Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento». In altre parole, il Governo prevede l’eutanasia di aree che, pure, appresentano quasi 4.000 Comuni, oltre 13 milioni di cittadini (23% della popolazion), distribuite su quasi il 60% del territorio nazionale. «Non si possono nemmeno immaginare le conseguenze di queste scelte – osserva Marcello Bonechi – per la difesa del suolo e dei paesaggi, per la biodiversità e per l’agricoltura», unendosi alle preoccupazioni già espresse dal presidente dell’Associazione nazionale delle Città dell’Olio, Michele Sonnessa. Eppure, secondo Bonechi, «la legge regionale sulla Toscana diffusa, altre norme regionali come quella sulle cooperative di comunità, sul sostegno alla riapertura di negozi di vicinato e attività artigiane, dimostrano che non solo si può resistere, ma che si può dare un nuovo impulso alle comunità locali. Piccole realtà che custodiscono patrimoni culturali, giacimenti gastronomici, stili di vita, e che non offrono patrimoni culturali, servizi inferiori ai grandi centri, anzi, Ci sono cittadine come Pitigliano, 3500 abitanti, con un ospedale, un comando compagnia dei Carabinieri, una Diocesi. Oppure pensiamo a Monticchiello, dove una cooperativa di comunità dà lavoro a tanti giovani, fornisce servizi e ha rilanciato, intorno al suo “Teatro povero”, un piccolo paese altrimenti destinato a scomparire. A Chiusi – continua Bonechi – hanno riaperto una decina di negozi grazie a un altro progetto regionale Pop up. Gli esempi possono continuare, potremo riferirci alla Sanità di prossimità, ma occorre cambiare paradigma a livello nazione e una percezione diffusa: questi non sono luoghi minori o depressi, ma territori dove la qualità della vita è elevata e dove è bello vivere, lontano dagli aspetti negativi delle metropoli, a patto di dotarli di tecnologie, servizi, e di renderli vivaci, creativi». Evidentemente servirebbe una nuova consapevolezza, un’apertura mentale su tanti aspetti. «Pensiamo ai migranti – conclude Bonechi – che in alcuni casi hanno salvato piccoli paesi, oppure alla rioccupazione di villaggi abbandonati. Sono opportunità da favorire, non da ignorare o addirittura bloccare, magari solo per motivi ideologici. Servono scelte coraggiose, ponderate. Certo è più semplice, come fa il Governo, fare una battaglia sulla difesa identitaria della nazione, cercando di salvare la faccia rispetto a una politica di abbandono nei confronti di un pezzo della nostra cultura, di comunità che – loro sì – custodiscono memoria e valori italiani.