Il sogno dei giovani per il futuro e non per un "eterno presente"

SIENA. Da Alessandro Cannamela (SEL) riceviamo e pubblichiamo.
“C’è un tempo segreto in cui ciascuno di noi riscopre se stesso; un attimo di solito in cui tutto si ferma ed ognuno riflette su ciò che è stato, su ciò che sarà: come mille domande tutte insieme e mille risposte troncate a metà. Siena oggi vive una di queste fasi, così comuni nella vita di una persona, ma così rare nella storia di una città. Sono momenti fecondi di opportunità, perché una comunità indaga su ciò che ha funzionato e su ciò è fallito: cerca di capire in altre parole dove i suoi rappresentanti sono stati all’altezza e dove invece hanno mostrato dei limiti, hanno sprecato delle possibilità. Siena all’alba del XXI secolo si scopre più piccola di quanto si pensasse, invecchiata, precaria.
Precaria come la mia generazione, quella di chi non riesce ad immaginare un posto fisso, quella di chi entra interinale in Novartis, di chi, dopo concorsi su concorsi, è spedito da una parte all’altra d’Italia a cercare di conquistarsi la dignità di un posto MPS; quella di chi, un posto di lavoro, anche precario, ha smesso di cercarlo ormai da tempo per manifesta superiorità della precarietà su di lui.
E’ difficile spiegare la precarietà nel 2011: è una cosa ben diversa da un posto a tempo determinato, è come una definizione del tempo; la potremmo definire “eterno presente”. E’ questo la precarietà, vivere sempre l’unico momento possibile, avere di fronte a sé un orizzonte quasi invisibile. Domandarsi chi sono ogni giorno, farsi sempre quelle mille domande. Le stesse domande che si fa Siena oggi, quelle che riguardano il futuro. La domanda principale è se a queste domande saremo in grado di dare risposte non troncate, complete; per farlo sembra impossibile, ma bisogna immaginarci il futuro, il futuro di Siena, il futuro di noi ragazzi tra vent’anni.
Io immagino una Siena a precarietà zero, dove il lavoro dà dignità e le imprese che vi producono, costruiscono sapere e certezze per i dipendenti; una Siena che diventa capitale dell’innovazione e della cultura, una capitale internazionale in cui si producono eccellenze e si esporta creatività e tecnologia. Immagino una Siena non più dipendente dalla sua banca, una Siena in cui l’Ateneo riassume il ruolo di nodo culturale in sinergia positiva col territorio. Immagino una città che attrae i talenti, che fa della formazione dei ragazzi e delle ragazze della nostra città la bussola e l’orientamento, il primo pass per un lavoro di qualità.
Qualcuno dirà che non è con i sogni che si costruiscono le politiche per un comune: io invece penso che è immaginando la nostra città ed il mondo tra vent’anni che si costruiscono politiche dinamiche in grado di rispondere alle crisi con cui il neo-liberismo puntualmente ci ripresenta il conto. Siena oggi appare come una città al bivio, anzi di fronte ad una porta girevole; noi dobbiamo spingerla nel futuro, perché è quello il tempo in cui vivranno i figli di questa terra, cresciuti sotto la Torre del Mangia. Per farlo abbiamo bisogno delle migliori energie, delle migliori idee, dei pensieri più innovativi: abbiamo bisogno di lasciarci alle spalle i veleni e le trappole e di spingere più forte che possiamo. Spingere la nostra porta girevole, per cambiare Siena e portarla nel futuro”.
(Foto Corrado De Serio)