La candidata presidente della Regione: "La memoria viva di questi giorni non svanisca con il tempo"

FIRENZE. DaAntonella Bundu, candidata presidente della Giunta Regionale per Toscana Rossa, riceviamo e pubblichiamo.
“Sappiamo bene che le attuali leggi impongono di attendere dieci anni dalla morte di una persona, prima di poter intitolare una strada o una piazza. Sappiamo però che tante eccezioni vengono fatte, soprattutto nei confronti di persone di potere, o che hanno ricoperto incarichi di governo.
Per questo riteniamo fondamentale che in modo tempestivo tutti gli Enti Locali procedano a tenere viva la memoria del massacro che è in corso adesso, individuando luoghi in tutta la Toscana, almeno uno per provincia, da dedicare alle bambine e ai bambini di Gaza.
Non da oggi è un carcere a cielo aperto. Vittorio Arrigoni ha raccontato molto nel suo impegno da giornalista in quella terra, così vicina a noi e che condivide l’affaccio sul Mediterraneo, a sua volta spesso un cimitero di vittime innocenti e un luogo di violenza.
Pensiamo sia giusto che le posizioni – in alcuni casi tardive – di questi giorni non passino con l’attenuarsi della memoria e dell’indignazione emotiva dell’opinione pubblica.
Una volta in Regione proporremo che una sala sia intitolata a Marah Abu Zuhri e ci confronteremo con le realtà dei singoli Comuni che fanno parte della nostra coalizione perché analoghe proposte possano essere avanzate su tutti i territori.
Non basta curare chi riesce a raggiungere il nostro Paese. Non basta la cooperazione internazionale. Occorre pretendere che Gaza non sia più il posto più pericoloso sulla terra in cui essere bambine e bambini. Occorre pretendere che gli ospedali costruiti con i nostri soldi non vengano bombardati. Occorre pretendere che il Governo di Israele non abbia più agibilità nelle relazioni con altri Paesi e che le aziende che lo sostengono vengano boicottate anche dalle istituzioni. Anche questo troverà spazio nel programma, in modo chiaro e senza equilbri ambigui da garantire da chi non sceglie una parte chiara di fronte al genocidio in corso”.