Ma l'"affare dell'anno" sarà roba per pochi

di Red
SIENA. La scoperta della contendibilità del Monte dei Paschi ha messo le ali al titolo MPS in borsa: un altro +8,84% a euro 0,3928: notate bene che più sale il titolo più diminuisce la presa del “Sistema Siena” e del sindaco Ceccuzzi su Rocca Salimbeni. “Quanto costerà a Siena la speciosa difesa ad oltranza del 50,1% della Fondazione?”: finalmente abbiamo avuto la risposta alla domanda ed è “Tutto!”. Intanto continua il tira e molla: Profumo sì, Profumo no all’interno della Fondazione. Il no sarebbe sostenuto dall’area ex-Margherita, che non ne vorrebbe sapere, ma è anche vero che, se Profumo sarà “ricusato”, nessuno vorrà più venire a Siena. Con le conseguenze facilmente immaginabili.
La Fondazione del presidente Mancini – non per sua volontà, ma costretta dal castello di debiti generato dall’insolvenza conclamata per assenza di utili della banca e per covenant sul rischio di caduta del valore del titolo in borsa – sta per cedere entro una settimana l’8% delle azioni Montepaschi in suo possesso, scendendo così al 41% del capitale. Nelle trattative sarebbero coinvolti “privati e imprenditori già vicini a Rocca Salimbeni”, altro che ribilanciamento. Un altro 8% da vendere,forzatamente, completerà la repentina discesa al nuovo obiettivo di governance (33%) imposto a Comune e Provincia dalla “troika” Mediobanca. Unicredit e Intesa S. Paolo nelle prossime settimane. Quella che poteva essere una golosa opportunità di vendita nell’interesse esclusivo della comunità senese – quando il titolo valeva sui mercati più di 3 euro ad azione – oggi è solo una tragica Caporetto. E non si vede un Piave all’orizzonte…
Le voci dei giornali, per la seconda tranche, parlano di 500 milioni di euro investiti o dal fondo Equinox di Salvatore Mancuso o dalla cordata del fondo Clessidra di Claudio Sposito o da entrambi. Si legga come è stato trattato Mancuso dal sindaco di Siena: “un giorno di gloria non si nega a nessuno. Ma chi fa sul serio non si mostra. E credo che ci siano alternative” fino allo spregiativo “Forse non ha preso il numerino”. Come se investire in una banca sia equivalente a fare la fila all’Usl. Certe esternazioni farebbero pendere la bilancia verso Clessidra. Speriamo che la città non abbia ad averne danno. Probabilmente a Ceccuzzi non è andato giù il fatto di dover ridiscutere tutte le clausole vessatorie che rendevano impossibile ad un azionista privato avere il giusto riconoscimento nell’azionariato MPS. Anche se Rothschild, advisor della Fondazione, nega che nell’accordo di riservatezza firmato “si prevedano esclusive o diritti di prelazione”.
Tant’è, a proposito di clausole vessatorie, che una volta avute le mani libere Francesco Gaetano Caltagirone non si è comportato proprio da gran signore. Secondo Dagospia – in coincidenza con l’abbandono di Siena – l’antica filiale del Monte nella sede del Messaggero (giornale di Caltagirone come Leggo, lo sponsor della Mens Sana – ndr), in Via del Tritone ha avviato il trasloco, avendo ricevuto dopo anni di comodato gratuito la richiesta di pagare un congruo affitto.
Chi la fa, l’aspetti.
SIENA. La scoperta della contendibilità del Monte dei Paschi ha messo le ali al titolo MPS in borsa: un altro +8,84% a euro 0,3928: notate bene che più sale il titolo più diminuisce la presa del “Sistema Siena” e del sindaco Ceccuzzi su Rocca Salimbeni. “Quanto costerà a Siena la speciosa difesa ad oltranza del 50,1% della Fondazione?”: finalmente abbiamo avuto la risposta alla domanda ed è “Tutto!”. Intanto continua il tira e molla: Profumo sì, Profumo no all’interno della Fondazione. Il no sarebbe sostenuto dall’area ex-Margherita, che non ne vorrebbe sapere, ma è anche vero che, se Profumo sarà “ricusato”, nessuno vorrà più venire a Siena. Con le conseguenze facilmente immaginabili.
La Fondazione del presidente Mancini – non per sua volontà, ma costretta dal castello di debiti generato dall’insolvenza conclamata per assenza di utili della banca e per covenant sul rischio di caduta del valore del titolo in borsa – sta per cedere entro una settimana l’8% delle azioni Montepaschi in suo possesso, scendendo così al 41% del capitale. Nelle trattative sarebbero coinvolti “privati e imprenditori già vicini a Rocca Salimbeni”, altro che ribilanciamento. Un altro 8% da vendere,forzatamente, completerà la repentina discesa al nuovo obiettivo di governance (33%) imposto a Comune e Provincia dalla “troika” Mediobanca. Unicredit e Intesa S. Paolo nelle prossime settimane. Quella che poteva essere una golosa opportunità di vendita nell’interesse esclusivo della comunità senese – quando il titolo valeva sui mercati più di 3 euro ad azione – oggi è solo una tragica Caporetto. E non si vede un Piave all’orizzonte…
Le voci dei giornali, per la seconda tranche, parlano di 500 milioni di euro investiti o dal fondo Equinox di Salvatore Mancuso o dalla cordata del fondo Clessidra di Claudio Sposito o da entrambi. Si legga come è stato trattato Mancuso dal sindaco di Siena: “un giorno di gloria non si nega a nessuno. Ma chi fa sul serio non si mostra. E credo che ci siano alternative” fino allo spregiativo “Forse non ha preso il numerino”. Come se investire in una banca sia equivalente a fare la fila all’Usl. Certe esternazioni farebbero pendere la bilancia verso Clessidra. Speriamo che la città non abbia ad averne danno. Probabilmente a Ceccuzzi non è andato giù il fatto di dover ridiscutere tutte le clausole vessatorie che rendevano impossibile ad un azionista privato avere il giusto riconoscimento nell’azionariato MPS. Anche se Rothschild, advisor della Fondazione, nega che nell’accordo di riservatezza firmato “si prevedano esclusive o diritti di prelazione”.
Tant’è, a proposito di clausole vessatorie, che una volta avute le mani libere Francesco Gaetano Caltagirone non si è comportato proprio da gran signore. Secondo Dagospia – in coincidenza con l’abbandono di Siena – l’antica filiale del Monte nella sede del Messaggero (giornale di Caltagirone come Leggo, lo sponsor della Mens Sana – ndr), in Via del Tritone ha avviato il trasloco, avendo ricevuto dopo anni di comodato gratuito la richiesta di pagare un congruo affitto.
Chi la fa, l’aspetti.