In attesa delle decisioni della politica arriveranno prima o poi

di Red
SIENA. La settimana di borsa è finita in parità sostanziale, dopo che radio e televisioni avevano diramato report preoccupatissimi per le vendite della mattinata. Ma i conti si fanno alle 17.30… La vera notizia è che il successo dell’asta di Bot a sei mesi è costato carissimo allo Stato italiano, che ha dovuto concedere il rendimento del 6,504%. Di conseguenza lo spread ha toccato 511 punti base, anche se i rendimenti dei titoli tedeschi sono pure in salita. Pare che il mercato voglia credere nel miracolo italiano targato Monti, ma voglia altrettanto fare il pieno di guadagni, prima che i tassi inevitabilmente scendano. Nel gioco delle borse come al solito non ha brillato il titolo di Rocca Salimbeni che perde -1,85% a euro 0,238, nuovo record negativo. Ovvio. Ha perso anche Intesa San Paolo, ma perché il nuovo A.D. ha lasciato intendere che potrebbe non distribuire il dividendo promesso da Passera agli azionisti. A Gabriello Mancini, che non c’entra niente, sono fischiate le orecchie lo stesso: alla Fondazione occorreranno i soldi per pagare le rate dei prestiti, e non c’è prospettiva di guadagno, se non svendendo le azioni Mediobanca ancora in portafoglio. E pensare che 242 giorni or sono dichiarava felice che il Monte gli avrebbe dato un dividendo!
Ancora una volta Giuseppe Mussari, non trovando necessario spiegare alcunché della situazione in cui versa banca MPS sotto la sua gestione negativa o per così dire pre-fallimentare, né ritenendo la sua presenza a Siena utile a risolvere i problemi dell’istituto, si è lanciato in considerazioni di alta economia: “Perché gli eurobond, che sono un’ottima idea, abbiano il loro effetto bisogna che le politiche fiscali e le politiche di economia pubblica dei paesi europei non si limitino alla convergenza ma siano sostanzialmente identiche. Solo in questo modo – ha proseguito – si può poi pensare di avere sostanzialmente un unico debito pubblico. Siamo nella situazione in cui ognuno deve fare un passo ma il mancato passo in avanti reciproco rischia di portarci in una situazione di stallo”. Dichiarazioni rese a Radio Rai 1, che avranno fatto fischiare le orecchie della Merkel, stavolta.
Ma il tempo delle chiacchiere sembra stia per finire, in quanto per il 30 novembre l’Eba dovrà pubblicare una decisione riguardo alle riserve espresse dalle banche italiane sulla valutazione dei loro asset: se la risposta sarà negativa, MPS dovrà fare ricorso ai mercati con l’ennesima capitalizzazione, già necessaria prima ancora di quella fatta a primavera. Il consigliere di amministrazione sospeso causa condanna penale in primo grado, Francesco Gaetano Caltagirone, viene ritenuto uno degli uomini più liquidi d’Italia, pare per due miliardi di euro. Però intrattiene rapporti di finanziamento con la banca senese, con fidi utilizzati per il controvalore delle quote del capitale sociale di MPS in suo possesso (poco meno di 500 milioni). Se rientrasse, bontà sua, chiudendo la posizione debitoria, si libererebbe liquidità spicciola per mandare avanti l’operatività delle filiali, che appare compromessa. Sempe che Caltagirone non stia radunando liquidità sufficiente -invece – a prendere il controllo di Rocca Salimbeni (cosa di cui si vocifera da mesi), grazie anche ai fidi concessi da Babbo Monte: in fondo Colaninno comprò Telecom senza soldi suoi, e il giochetto è antico come il mondo della finanza.
Intanto oggi Fitch ha deciso di tagliare il rating di otto medie banche italiane: nonostante la rincorsa degli istituti ad aumentare i costi di intermediazione ai clienti; secondo l’agenzia americana, la redditività operativa è in netta diminuzione, anche a causa di un modello di business troppo costoso. Contemporaneamente in Europa continua il declassamento degli stati dell’Eurozona: dopo la definizione junk (spazzatura) toccata al Portogallo, è la volta del Belgio, in attesa che si chiuda il cerchio intorno alla Francia di Sarkozy. Monti ha ottenuto l’effetto di ritornare a sedersi al tavolo dei tre grandi europei, dopo la parentesi Berlusconi, a pieno titolo e subito ha costretto a un rinvio al prossimo incontro italiano, sparigliando l’asse franco-tedesco: lo avrebbe potuto fare anche il precedente governo italiano, se avesse avuto qualcuno competente in materia. Ora Angela Merkel avrà i giorni che le occorrono per convincersi e convincere una larga parte dell’elettorato teutonico della necessaria adesione del paese al progetto Eurobond. Azione che dovrebbe dare la vera dignità di moneta all’Euro e avviare il processo di normalizzazione. Sempre che la politica non ripeta gli errori del 2008, quando dopo il crac Lehmann Brothers i governanti intervennero finanziando le banche con i soldi dei contribuenti, dimenticandosi di fare leggi che impedissero i banchieri di replicare all’infinito i soliti errori, motivo fondamentale per cui oggi siamo in questa crisi mondiale. Si scrive “errori”, ma si legge anche in altro modo…