Le riflessioni dell'ex direttore dell'Economist, a Siena per parlare ai giovani degli odierni fenomeni europei
di Erica Nencini
SIENA. Bill Emmott è un giornalista e scrittore, direttore del giornale “The Economist” dal 1993 al 2006. Oggi è fortemente impegnato in una campagna di sensibilizzazione sulla cittadinanza europea intitolata “Wake Up Europe”, campagna che fa riferimento all’omonima associazione di cui Emmott è cofondatore insieme con Annalisa Piras. Lo scopo di “Wake up Europe” è quello di riattivare un più profondo senso di coscienza politica nei cittadini, soprattutto tra i giovani, incoraggiando il dibattito politico su vari temi che interessano l’Europa.
“L’Unione Europea, così come è non funziona. Crediamo nei valori che hanno ispirato il progetto europeo, che deve essere salvato da sé stesso, e crediamo che questo compito sia troppo importante per essere lasciato solo alle élite, ai media, ai partiti politici: le persone comuni devono essere incoraggiate a discutere quale tipo di Europa vogliono vedere”, così scrive lo stesso Emmott sul sito dell’associazione.
Ed è proprio ricercando un contatto con i giovani che Bill Emmott è venuto a Siena, in occasione del primo European Millennials Lab, organizzato dall’Ateneo Senese, al quale hanno partecipato 37 giovani studenti e professionisti internazionali.
Nella giornata conclusiva dell’European Millennials Lab, Emmot ha partecipato ad una conferenza insieme al Magnifico Rettore Angelo Riccaboni, durante la quale ha risposto alle numerose domande del pubblico e a quelle di Frediano Finucci, giornalista e capo redattore economia ed esteri del TG La7. Tra i temi caldi che sono stati trattati c’è ovviamente la Brexit e la questione dell’immigrazione.
Parlando della Brexit, Emmott dipinge un’Inghilterra fratturata davanti alla scelta. La differenza di opinioni all’interno della popolazione coincide perfettamente con quelle differenze generazionali che portano ad una percezione assai diversa del futuro. Emmot riconosce nei giovani “ una maggiore consapevolezza di ciò che l’Unione Europea offre alla loro generazione in termini di opportunità e della creazione di uno spazio in cui muoversi, pensare e interagire”, a differenza di quei cittadini che hanno dai 60 anni in su, generazione che “manca di quella preoccupazione verso il futuro così tanto cara alla controparte giovanile.”. Emmot inoltre afferma che la crisi dell’Europa come istituzione getta le sue basi anche nell’economia stessa, e parlando di “problema di sicurezza economica e di perdita di speranza nell’economia del futuro e nella sicurezza dei cittadini” afferma: “Bisogna ricreare quel senso di fiducia per le nuove generazioni, ma al tempo stesso anche per coloro che sono semplicemente preoccupati della loro pensione.”. Per tutta la durata della conferenza Emmot non ha mai smesso di rivolgersi ai giovani, incitandoli a prendere a cuore l’Europa, a sognarla diversa e a misura dei giovani.
Non si risparmia nemmeno sul tema dell’immigrazione. Alla domanda su quale tipo di immigrazione è ritenuto dagli inglesi più minaccioso per il paese, Emmott risponde facendo riferimento soprattutto alla mobilità sociale e confermando che anche su questo punto l’Inghilterra -sia il popolo, sia le istituzioni- è nettamente spaccata in due. “Parti del governo sono oggi favorevoli all’immigrazione, anche di coloro che provengono da paesi al di fuori dell’Unione Europea; sono persone che frequentano università inglesi, studiano, lavorano, come ad esempio i cinesi o gli indonesiani.” Tuttavia, “gli inglesi che vogliono lasciare l’Unione Europea di sicuro voterebbero contro il free movement of citizens, poiché darebbe alla Gran Bretagna un completo controllo sull’integrazione di immigrati provenienti dall’Unione Europea e non.”.
L’intervento di Bill Emmott ha messo in chiaro una cosa fondamentale, vale a dire la netta divisione interna in termini di fiducia nell’Europa e immigrazione. Questa panoramica generale permette un’analisi della situazione a partire da dati chiari, inequivocabili, anche se la soluzione è ancora avvolta nella nebbia. Per quanto i conservatori possono tentare di ostacolare l’integrazione con l’Europa, la recente svolta labour a Londra potrebbe costituire un sintomo di cambiamento imminente; al tempo stesso, una novità come un’amministrazione londinese labourista non è necessariamente da intendersi come un indebolimento dell’influenza conservatrice sul popolo.
