Il tempo della concertazione lascia il posto allo scontro
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Lo sciopero del 2 luglio che ha interessato i lavoratori di Banca Intesa S. Paolo, secondo i sindacati, è stato un successo quasi totale. “Adesioni al 90% e filiali completamente chiuse in tutte le città d’Italia: questa è la risposta dei lavoratori del Gruppo Intesa-Sanpaolo”. Così nella nota unitaria a commento dello sciopero contro i previsti tagli sul costo del personale, dopo l’annullamento dell’accordo sugli esodati del luglio scorso e il piano di chiusura di 1000 filiali. Le sintonie tra la governance di Intesa e quella di MPS sono dunque al più alto livello.
Dircredito: ”I Lavoratori del gruppo hanno già dato su occupazione e produttività. Altri sono i costi insostenibili da tagliare contenuti nel Bilancio 2011: centinaia di poltrone dei consigli Amministrazione e delle Società collegate al Gruppo, il circo dei maxi-consulenti e la politica imperante dei compensi dei manager, che complessivamente valgono centinaia di milioni”. Per concludere che ”La forza travolgente delle adesioni allo sciopero è un segnale senza equivoci al gruppo dirigente di Intesa-Sanpaolo. Senza le lavoratrici ed i lavoratori, senza il loro rispetto e il loro valore, ogni scelta di Intesa-Sanpaolo sarà nulla in partenza”. E’ ora che anche a Siena i sindacati alzino la voce in maniera fattiva? Lo sciopero – visto il giorno dopo da Intesa stessa – ha fornito altri numeri, le fonti precisano che ”sulla base dei dati per ora disponibili l’adesione è stata inferiore al 50% dei dipendenti”. Di nuovo quando si parla di adesioni, il caos regna sovrano e ognuno tira l’ acqua al suo mulino, conclude una nota di finanzanonstop.it.
Le preoccupazioni locali per la difesa dei livelli occupazionali sta crescendo ovunque: la Gazzetta di Modena, ad esempio, si è occupata delle ricadute sul ducato, che coinvolge – tra MPS e Intesa – circa 400 dipendenti. Eppure Intesa non è una banca in stato di crisi. Questo dovrebbe dirla lunga su Rocca Salimbeni, dove, invece di allargare il confronto, ci si prepara allo scontro, con il personale che non ha chiaro il percorso che vorrà compiere l’azienda e dove tutti stanno cercando un riparo sotto un muro maestro. Perchè Profumo e Viola hanno scatenato un terremoto, le cui scosse di avvertimento erano state costantemente ignorate e smentite dagli “addetti ai lavori”. Per una cosa simile (nel rispetto dei morti) a L’Aquila c’è una Commissione Grandi Rischi che è stata rinviata a giudizio da una Magistratura fattiva in appena 3 anni dagli avvenimenti. A Siena invece (a dispetto dei vivi), avanzamenti di carriera per tutti i protagonisti del “fallimento”, presidenti e commendatori, percettori di buonuscite che abbiano presentato dimissioni. Perfino in Spagna, la macchina della giustizia ha aperto un provvedimento contro Rodrigo Rato, ex presidente di Bankia e 32 dirigenti della banca, la cui nazionalizzazione ha accelerato l’annuncio del piano di salvataggio europeo per il settore bancario.
Stamani, con insolita durezza, il segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni in un’intervista a MF-Milano Finanza ha detto che il piano di Profumo “penalizza con certezza l’economia, già in recessione, e tutto il personale del Monte, in cambio di nessuna certezza sul futuro della banca. Siamo in presenza soltanto di una richiesta di attestato di fiducia nelle previsioni. Il consueto metodo Profumo: non disturbare il manovratore. E’ già iniziato il solito motivetto, quello dell’informazione capovolta: per ricomprare l’indipendenza, e il messaggio è chiaramente rivolto a Siena, occorre, secondo il presidente del Monte, un’incondizionata apertura di fiducia che, come già accaduto in Unicredit, ha poi portato quell’azienda alla situazione che oggi lo stesso management ci racconta essere negativa. Anche la decisione di discutere il piano in luglio e agosto, come avvenne già in Unicredit, rappresenta la convinzione di Profumo che nel periodo estivo ci sia, da parte dei lavoratori e dei media, meno attenzione su certi argomenti”.
“Alessandro Profumo – aggiunge Sileoni – si è presentato all’incontro, quando invece avrebbe potuto farne a meno, non garantendo risposte nel merito alle domande delle organizzazioni sindacali. Profumo non ascolta, sopporta: si legge nei suoi occhi che del sindacato ha una considerazione pressoché inesistente, salvo per quel sindacato che accetta di abbeverarsi alla sua fonte di saggezza. Lui non si confronta, spiega e poi d° le pagelle. Sì, è vero, si sono alzati i toni: meglio cosi'”.