Pierluigi Piccini distingue tra la sua proposta e quella fatta di recente dal candidato sindaco Franco Ceccuzzi
SIENA. C’è azionariato popolare… e azionariato popolare!
Sebbene si usino gli stessi termini, che ispirano immediatamente pensieri di democrazia e condivisione (in questo caso anche di senesità) nella sostanza il concetto che gli veniva dato una decina di anni fa non è lo stesso che gli si cela dietro oggi.
Quando fui io a proporre l’azionariato popolare per le azioni della Banca Mps si ventilava la possibilità di inserimento di una norma di legge che avrebbe obbligato le Fondazioni di origine bancaria a cedere le azioni fino ad un tetto massimo del 49 per cento.
In quella circostanza, dal momento che personaggi come Gnutti, Caltagirone e Consorte si stavano avvicinando con interesse alla banca Mps, lanciammo l’idea di avviare una operazione di azionariato popolare.
Una operazione che avrebbe consentito un ingresso diretto dei senesi nel possesso della banca. Fu forse proprio per questo che l’idea non convinse e che spinse il potere cittadino a cercare strade diverse.
Le privilegiate furono la strada intrapresa a quel tempo.
Corrispondono al 16,8 per cento del capitale della banca, attualmente tutte in mano alla Fondazione Mps. Questo pacchetto potrebbe essere convertito in azioni semplici, come afferma anche il Sole24ore dello scorso 30 aprile e come richiesto da Basilea III, di fatto accrescendo e non di poco i problemi di “equilibrio finanziario” della Fondazione.
A quel tempo fu un’altra delle scelte che si rivelano oggi – ma che forse si poteva intuire che lo fossero anche ieri – “sbagliate” del Pds.
L’idea che avevo proposto io, in quel momento cruciale per le sorti dell’istituto di credito, contemplava la vendita di azioni ai senesi
che avrebbero così preso possesso (visto il valore che avevano a quel tempo le azioni), di un patrimonio, godendo dei dividendi e con un eventuale apprezzamento del titolo nel caso di gestioni oculate. Come oculate erano state per secoli.
L’idea fu contrastata, dai vertici delle istituzioni come dalla dirigenza del partito, con la “scusa” che quella operazione in concreto avrebbe delegittimato le istituzioni democratiche e la stessa Fondazione Mps dal momento che I cittadini diventavano direttamente proprietari di una parte della banca.
Oggi la proposta dell’azionariato popolare viene lanciata dagli stessi che un tempo l’hanno contrastata. Ma le ragioni sono presto dette: non si tratta solo di incoerenza. Si può cambiare idea, diversamente da quello che si crede, se si resta sostenuti dalla ragione e dalla coscienza. Questo cambio di direzione, invece, ha altre radici, purtroppo: oggi, invece della ricchezza, Ceccuzzi propone di socializzare le perdite e i debiti accumulati nel tempo, esattamente come Berlusconi ha fatto con Alitalia. Socializzare le perdite e i
debiti e privatizzare gli utili.
Una bella idea, caro onorevole di sinistra! Se non ci sono più soldi per mantenere l’apparato e la giostra delle nomine, perchè non chiederli alla gente? Un gioco del genere sarebbe più da Tremonti. Ma, del resto, il ministro dell’economia va molto di moda fra gli amici del Ceccuzzi.
Se, a questo “favore” che si intende fare ai senesi, facendo leva sul sentimento della senesità usato a sproposito, si aggiunge il fatto che a chiedere con slancio l’azionariato popolare è lo stesso uomo che ha nominanto i vertici dei due enti, e necessariamente condiviso, appoggiato e avvalorato le scelte di chi ha amministrato la Fondazione Mps portandole all’indebitamento attuale, allora il quadro della incoerenza e della sfacciataggine è completo.
Pierluigi Piccini
Capolista Liste Civiche Senesi
