Interventi polemici con le scelte del cda: guardando i numeri
di Otto Mann
SIENA. Una seduta movimentata quella dei soci di Banca Mps. Talmente movimentata che la stampa continua a parlarne a tre giorni dalla sua conclusione.
La relazione del CDA, molto incentrata ad esaltare alcuni dei pochi lati positivi presenti nel Bilancio della banca, non ha assolutamente convinto molti dei soci presenti in sala.
Degli undici interventi effettuati, escludendo alcuni doverosi complimenti dei soci provenienti dal Veneto (forse grati a Siena che si è svenata per salvare l’Antonveneta, azienda che, anche visti i giochetti dei “furbetti” di cui è stata vittima, sembrava destinata ad futuro molto incerto), la gran parte ha mosso precise e circostanziate critiche alla gestione.
La prima di queste critiche è stata proprio quella relativa alla operazione “Antonveneta”, che, a distanza di oltre tre anni, continua a ripercuotersi sulla redditività e sul patrimonio della Banca MPS; vari soci hanno ribadito la loro contrarietà, già più volte espressa e motivata in sede assembleare, ritenendo questa operazione “la madre” di tutte le catastrofiche conseguenze che hanno afflitto e affliggeranno ancora di più, la Banca MPS, la Fondazione MPS e tutto il territorio. E’ stato ricordato come il CDA si fosse impegnato, a costo di dare le proprie dimissioni, a portare utili di gruppo per 2,2 miliardi di Euro, dei quali 700 milioni dalla sola Antonveneta; risultati completamente diversi dalla realtà.
Inevitabile, anche se subito bloccato dal CDA e rimandato alla prossima assemblea del 6 giugno, un accenno al disastroso aumento di capitale che costringerà la Fondazione MPS ad indebitarsi per mantenere la quota minima di maggioranza, diventando così la prima Fondazione Bancaria a contrarre debiti dopo un luminoso passato che l’aveva vista come la più solida e la più liquida in campo nazionale ed europeo.
Contestato con i dati quello che veniva definito un buon utile, giustamente definito da vari soci come “finto”, in quanto ancora una volta riferibile in gran parte a cessioni e plusvalenze e non sulla specifica attività bancaria. Dunque “finto” utile ma tasse vere, visto che sono indicate oltre 300 milioni di imposte pagate, e quindi in definitiva viene ancora distribuito un dividendo proveniente dalla svendita di patrimonio, quando le direttive della Banca d’Italia invitavano le banche a non distribuire utili ma rafforzare il capitale, soprattutto a quelle che avevano dovuto fare il ricorso agli onerosissimi Tremonti Bond, operazione della quale il MPS ha il pessimo record in campo nazionale (1,9 miliardi).
Molto interessante l’argomentazione di un socio che ha chiesto se non fosse stato meglio fare l’aumento di capitale nel 2009 invece di sottoscrivere gli onerosissimi Tremonti Bond; secondo i suoi calcoli MPS avrebbe potuto risparmiare qualche centinaia di milioni di interessi e forse avrebbe potuto fissare un prezzo sicuramente più alto di quello che potrà essere fissato ora: pare questo l’ennesimo calcolo sbagliato di questo CDA.
Altro dubbio sollevato è quello che l’aumento di capitale possa andare a danno soprattutto dei piccoli azionisti e dipendenti, che in un momento di difficile congiuntura economica potrebbero avere difficoltà a sottoscriverlo, ritrovandosi così in mano azioni con rendita ancora minore dell’attuale, ovvero quasi nulla. Occorre sottolineare che, in soli tre anni, le azioni circolanti del MPS passeranno da un numero di circa 3 miliardi a circa 10 miliardi: una faccenda rischiosa che potrebbe ridurne sensibilmente il valore.
Molti dubbi anche sull’obbligazione Casaforte, emessa dal MPS e fortemente criticata dall’ADUC per il suo negativo rapporto tra alto rischio e basso rendimento e per alcune caratteristiche delle sue garanzie.
Domande anche sui vistosi aumenti dei costi di pubblicità, di consulenze esterne e delle spese di rappresentanza.
Domanda precisa anche sulla mancanza della “due diligence” per l’acquisizione dell’Antonveneta, che ha visto una risposta confusa e contraddittoria e per questo sarà probabilmente riproposta in una prossima assemblea.
Molto criticata l’esagerata, e tempestiva, pubblicità data alle assunzioni di giovani, la maggior parte fuori dal nostro territorio, che qualche socio ha in qualche modo correlato alle elezioni amministrative di Siena; infatti niente è stato detto dei licenziamenti o esuberi che dir si voglia, e soprattutto non è stata chiarita, pur a domanda esplicita, l’intenzione di cedere Consum.it e MPS Capital Service, aziende dove lavorano tanti senesi.
Altro aspetto importante riguardo al mancato pagamento dei premi ai dipendenti, che il Presidente ha spiegato rientrare in una modifica del sistema, e che sarebbe stato comunque garantito; notizie successive all’assemblea ci parlano di un cambiamento “mortificante” per i dipendenti, quei dipendenti che lo stesso Presidente, come ha fatto notare qualcuno, aveva strumentalmente lodato come campioni di presenza, di attaccamento al lavoro e di efficienza. Salvo poi ridurre il premio a loro e continuare a strapagare quelli che molti soci hanno indicato come “inadeguati” amministratori, molti dei quali ritenuti dagli stessi privi dei necessari requisiti, e per questo non adatti a gestire l’attuale complessa situazione della Banca MPS e soprattutto il suo auspicabile rilancio.
La conclusione non può che essere per la Fondazione, che per la prima volta, ha mosso chiare critiche alla gestione parlando di un bilancio in “chiaroscuro”, di capitale non remunerato adeguatamente e di non raggiungimento degli obiettivi; salvo poi, come al solito, sperticarsi in complimenti e votare le scelte, poco prima contestate, fatte dal CDA della Banca.
Molto defilata la presenza di Caltagirone, che ha lasciato l’Assemblea con largo anticipo.