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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Storie di musica: il pianoforte Bechstein appartenuto a Franz Liszt

Nel concerto di Michele Campanella per

Di Guido Burchi

SIENA. Nel concerto che Michele Campanella terrà a Siena il 20 aprile 2011, nell’ambito della stagione “Micat in Vertice”, sarà utilizzato per la prima volta dopo il restauro il pianoforte Bechstein appartenuto a Franz Liszt e donato al Conte Chigi dall’ing. Roberto Almagià.

Guido Chigi Saracini, incontrò per la prima volta Roberto Almagià, residente a Roma, in occasione di una sua visita nell’autunno del 1938 alla Villa di Cotorniano, vicino a Casole d’Elsa, residenza estiva della famiglia Ambron. Emilio Ambron, con la madre Amelia nata Almagià (sorella dell’ing. Roberto), entrambi pittori, godevano dell’amicizia del Conte, il quale, fra l’altro, avrebbe in seguito commissionato proprio a Emilio gli affreschi della sala centrale della biblioteca dell’Accademia Musicale Chigiana. La stessa Amelia nel 1949 dipinse anche un ritratto di Guido Chigi che ancora si trova nella sede dell’Accademia stessa. A Cotorniano, peraltro non lontano da Palazzo al Piano, una delle residenze di campagna preferite dal Conte, questi e Roberto Almagià ebbero un colloquio nel quale si parlò per la prima volta del “pianoforte di Liszt”. Almagià, che aveva a suo tempo comprato lo strumento per la moglie pianista, era rimasto da poco vedovo e proprio in quella circostanza propose al Chigi di regalarglielo. Infatti Almagià rimase immediatamente e fortemente colpito dalla personalità del gentiluomo senese, come è testimoniato da ciò che egli gli scrisse il 7 dicembre 1938 di ritorno a Roma:

“[…] Mi fa molto piacere che il Bechstein che appartenne a Liszt e poi a Sgambati passi ora alla Sua Accademia. Nei pochi momenti che ebbi il piacere di intrattenermi con Lei a Cotorniano ho compreso tutta la finezza del Suo sentimento, e quindi non deve sorprenderla se in dolorosi momenti ho pensato a Lei come a una delle poche figure che si pongono in alto. Le farò spedire quanto prima il piano a Siena. […]”

NOTA. Cfr. lettera CCXLV 16 dell’Epistolario del Conte Guido Chigi Saracini custodito nell’Archivio dell’Accademia Musicale Chigiana (d’ora in poi ECGCS).

Che sia stato donato e non acquistato è confermato dalla risposta di Guido Chigi. Egli così scrive l’8 dicembre 1938:

“Ing. Almagià gentilissimo, mi giunge la Sua amabile lettera che mi svela la persona del generoso donatore del prezioso cimelio lisztiano alla mia Istituzione musicale […] Che dirgliene ancora, gentile Ingegnere?!… che il Suo disposto a mio riguardo, anche perché dettatole da un momento tanto penoso per Lei, per Loro mi ha commosso sinceramente e profondamente! […] Quanto al dono Suo superbo suddetto, che sarà da me conservato gelosamente qui […] io penso che Ella abbia inteso legarlo a quella delle mie due Creature musicali, fra le mie vecchie mura, che più sicura ne saprà, nel tempo, custodire la conservazione ed il rispetto e cioè alla ‘Micat in Vertice’ da cui provenne più tardi la ‘Accademia Chigiana’. In questa, per il pesante ed incessante lavoro cui dovrebbe sottostare, il prezioso e storico istrumento poco più vi avrebbe di vita […]”.

NOTA Cfr. Accademia Musicale Chigiana, ECGCS, CCXLV 18.

Almagià risponde immediatamente il 12 dicembre 1938:

“Egregio Conte, le Sue espressioni così gentili mi hanno commosso e mi confermano che non potevo meglio destinare il mio ricordo lisztiano che alla ‘Sua creatura’ – mirabile creazione di un alto sentimento e di profonda comprensione. Ci si attacca agli oggetti che per lungo tempo si ricollegano ai ricordi della famiglia, ma il distacco non è più doloroso quando si sa che vengono affidati come meglio non si potrebbe. […] La prego vivamente di non volere comunque far figurare il mio nome che nulla aggiungerebbe all’oggetto, mentre mi sarà assai più grato che rimanga unicamente nel Suo ricordo. […]”

NOTA Cfr. Accademia Musicale Chigiana, ECGCS, CCXLV 15.

Roberto Almagià dà in questa lettera un ulteriore importante dettaglio sulla storia dello strumento:

“[…] nell’interno del piano, a sinistra, vi è la targa apposta dalla Casa costruttrice quando lo strumento fu donato a Sgambati. […]”

La targa, ancora presente sullo strumento, così recita:

“Dieser Flügel No. 247 wurde im Jahre 1860 an Herrn Dr. FRANZ LISZT nach WEIMAR geliefert und von dort nach ROM überführt, wo er vom Meister bis zu seinem Tode benutzt wurde. C. BECHSTEIN.”

NOTA “Questo pianoforte fu spedito nell’anno 1860 al Signor Dr. Franz Liszt a Weimar e da lì trasferito a Roma, dove fu utilizzato dal Maestro fino alla sua morte. C. Bechstein.”

Quindi il 15 dicembre 1938 il Conte Chigi riceve il pianoforte di Liszt che gli giunge regolarmente da Roma. Lo strumento venne sistemato dal Conte nel suo palazzo di via di Città in una bella sala del primo piano, dove ancora si trova e proprio per questo da allora chiamata “Salotto Liszt”. Tuttavia il pianoforte non fu mai più suonato, né privatamente né in concerto, rimanendo come un cimelio da mostrare ai visitatori.

Continuando i rapporti fra i due, Almagià suggerisce al Conte di ricordare la moglie all’interno dell’attività dell’Accademia.

Nel 1940 il Conte Chigi intesta alla moglie dell’ingegner Almagià un fondo di borse di studio pluriennale intitolate appunto a “Lydia Loria Almagià”.

NOTA Cfr. Accademia Musicale Chigiana, ECGCS, CCXLV 3.

Il primo vincitore di una borsa di studio fu Eugenio Bagnoli, allievo al pianoforte di Alfredo Casella. Nel 1942 ottenne la borsa di studio Paolo Borciani, destinato ad una brillantissima carriera come primo violino del Quartetto Italiano e allievo del Corso di Violino tenuto da Arrigo Serato. E ancora nel 1943 Elisa Pegreffi, futura moglie di Borciani e secondo violino dello stesso Quartetto, e nel 1944 il violista Dino Asciolla.

Nel 1947 Roberto Almagià morì in un incidente aereo mentre era in viaggio verso l’Egitto.

Da questa documentazione abbastanza ampia, possiamo circoscrivere la storia del pianoforte Bechstein n. 247. Esso fu acquistato da Franz Liszt, mentre era a Weimar, dalla Casa Bechstein di Berlino nel 1860. Fra l’altro negli archivi della stessa Bechstein è conservato ancora oggi un registro che testimonia la spedizione del pianoforte a Franz Liszt. Lo strumento è il n. 247 ed è definito “Konzertflügel”; fu spedito l’8 settembre 1860 al “Kapellmeister Liszt” a Weimar.

Nel 1861 il musicista si trasferì a Roma, dove, pur con intervalli che lo portarono in altre città, soprattutto a Weimar e a Budapest, continuò ad avere una residenza fino alla morte. In questa occasione, Liszt si fece evidentemente spedire lo strumento nella capitale dello Stato Pontificio e là lo tenne fino alla morte, avvenuta a Bayreuth nel 1886.

È noto che Liszt andò a Roma, dove peraltro pensava erroneamente di poter coronare il progetto di sposarsi con la amata principessa Carolyne de Sayn-Wittgestein, anche attratto dalla spiritualità della Chiesa. Nel 1865 infatti ricevette la tonsura e gli ordini minori, fissando in seguito la sua dimora nel convento di Santa Francesca Romana, sotto la protezione del cardinale Hohenlohe, che lo ospitò regolarmente anche nella Villa d’Este a Tivoli.

Alla morte di Liszt il pianoforte fu donato al suo allievo Giovanni Sgambati.

Dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1914, presumibilmente fu acquistato da Roberto Almagià. Il pianoforte quindi non si spostò più da Roma fino alla donazione in favore del gentiluomo senese.

A parte il valore storico, questo strumento risulta molto raro per la forma, con la tavola allargata nel basso e con il mantello stondato. Si tramanda la notizia, ma non è provata, che il mantello stondato sia stato realizzato su suggerimento proprio di Franz Liszt al fine di potenziare il registro grave.

NOTA Si ringrazia per questa notizia Ratko Delorko, pianista docente alla Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Francoforte.

Nella primavera del 2010 la direzione artistica dell’Accademia Musicale Chigiana, anche su suggerimento di Michele Campanella, illustre interprete lisztiano, propose di far restaurare il prezioso Bechstein, operazione che il consiglio di amministrazione approvò nella consueta logica di salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale della Fondazione.

Il lavoro fu affidato al laboratorio Valli di Ancona, che gode di una fama indiscussa proprio relativamente agli strumenti di quel periodo.

Le accurate operazioni di recupero, tese soprattutto a far ritornare il pianoforte al suo suono originale, sono durate fino al febbraio 2011.

Una volta ritornato nel Palazzo Chigi Saracini, lo strumento è stato subito utilizzato per una seduta registrazione che ha visto protagonista lo stesso Michele Campanella in un programma interamente dedicato a Franz Liszt, in occasione dell’anno celebrativo del secondo centenario della nascita del grande musicista ungherese.

È stato quindi realizzato il cd “Liszt – Michele Campanella plays Liszt’s Bechstein” di imminente pubblicazione, in collaborazione fra l’Accademia Musicale Chigiana e la casa discografica olandese Brilliant, che testimonia la bellezza del suono dello strumento e che ci permette di riascoltare la “voce” originale dell’epoca.

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