Siena città della musica: ne parla Massimo Biliorsi

Intervista all'autore di "Subway" sulla storia della musica senese dagli anni sessanta ad oggi

di Annalisa Coppolaro

SIENA. Alla vigilia del concerto di Gianna Nannini in fortezza, e dopo il magico concerto di ieri sera in Piazza del Campo organizzato dalla Chigiana e del Comune con una delle più grandi orchestre europee, è strano parlare della crisi musicale nella nostra città. ma non possiamo negare che ci sia.

Quale modo migliore di parlarne che intervistare l’autore di una incredibile guida alla nostra musica dagli anni Sessanta a oggi? Un lavoro in sette volumi, Subway, di Massimo Biliorsi, completo e bellissimo, di cui sono usciti i primi due volumi e sta adesso uscendo un terzo volume sia in edicola che nelle librerie, a cura della Casa Editrice Il Leccio di Siena.

1-Buonasera, Massimo Biliorsi, passare dalla Guida erotica di Siena alla Guida musicale di Siena con Subway, il nuovo libro di cui sta per uscire il terzo volume. Come è avvenuto e quando?

In realtà Subway viene da molto lontano, raccontando la vita di una città, ma anche delle provincia, attraverso la musica. Ho dedicato molti anni, fin dall’infanzia, a raccogliere dischi, riviste, libri e notizie. Ed eccoci, proprio come una linea metropolitana, al capolinea. Qui troverete in sette volumi non solo i musicisti, i concerti e i dischi dal 1960 al 2012, ma tutti gli innamoramenti dei giovani di ogni tempo: mode, locali, simboli di un’epoca. E ringrazio l’editore il Leccio che ci ha creduto alla grande: non il solito libro ma sette avventure con il progetto editoriale di Carlo Covati, la grafica splendida di Marco Cheli, i preziosi interventi di Emilio Mariotti e Simone Petricci, con Maura Martellucci che ha curato la ricerca degli oggetti-simboli di ogni epoca.

2-Siena è sempre stata una città musicale, quindi, e non solo ora. Nel suo libro si parla di incontri con grandissimi musicisti anche nei bar, a volte bastava entrare in un locale per trovarsi accanto personaggi notissimi della scena musicale nazionale. Quali sono stati secondo lei i momenti e le epoche più esaltanti nella storia d’amore tra Siena e la musica? E quali nello specifico ha raccontato nei suoi libri Subway?

Intanto vorrei che il lettore vivesse Subway come una bella avventura divisa in sette parti. Non un serioso compendio di storia musicale ma una divertente immersione nei colori di ogni stagione. Siena ha avuto tanti momenti importanti da qui al 2012. Non a caso apriamo con il Cantagiro 1962 e con l’apertura di nuovi locali adibiti alla musica, e chiudiamo con Patti Smith in Piazza del Campo per la Città Aromatica. E nel mezzo sempre nuove avventure, dalla stagione dei complessi ai giorni dell’impegno, dalle prime radio libere al fiorire new wave degli anni ottanta in Valdelsa.

3-Gianna Nannini in concerto sabato sera a Siena dopo molto tempo. Gianna rappresenta un rapporto di amore/odio con la città di origine, come accade spesso per altri personaggi famosi che lasciano la città di provincia perché troppo limitante e troppo ”chiusa” in qualche modo. Ma questo è uno stereotipo per Siena? In fondo tutti noi conosciamo decine e decine di studenti nel settore musicale, dal jazz alla musica classica, dal Rock al rap. Siena continua a formare musicisti , magari un po’ più di nicchia di una volta, ma comunque sempre grandi compositori, interpreti, performer. Come vede lei oggi il rapporto tra la nostra città e la musica?

E’ un rapporto ormai consolidato. A tratti tormentato, ma indiscutibilmente importante, ricco di episodi da raccontare. Qui parlano i veri musicisti: da Carlo Borgogni dei Delfini a Fabio Pianigiani, chitarrista anche con Gianna Nannini, a Michele Landi ed altri protagonisti del decennio ottanta. Attenzione, i veri protagonisti: le star, i divi, stanno da altre parti. Qui il palcoscenico è per centinaia di sinceri appassionati.

4- Nello specifico, crede che riusciremo a salvare le importantissime università musicali senesi che sembrano in pericolo al momento, Il conservatorio Franci e il Siena Jazz? I costi estivi di Siena Jazz e dell’Accademia Chigiana sono notissimi nel mondo, pensa che ci sia davvero il rischio che possano scomparire?

Penso e spero proprio di no. C’è un meccanismo collaudato che offre garanzie e certezze. Quando un’istituzione è un solido punto di riferimento possono cambiare gli uomini ma restano le certezze che hanno reso celebre un opificio della musica.