Il "sipario rosso" della stagione teatrale si apre con uno spettacolo coinvolgente
di Giulia Tacchetti
SIENA. Ormai il direttore artistico Vincenzo Bocciarelli ci ha abituati ad un avvio scoppiettante della stagione teatrale con il red carpet ed uno spettacolo coinvolgente. Come l’anno passato, ieri sera la passeggiata sul tappeto rosso è stata molto attesa dai fotografi, curiosi, pubblico del teatro.
Preceduti da un piacevole spettacolo di danza nel cortile del Podestà, nonostante la minaccia di pioggia, hanno sfilato personaggi del mondo dello spettacolo, chiamati per festeggiare l’apertura della stagione: Gabriel Garko, Antonio Grosso, Federica Luna Vincenti, Vanessa Gravina, Ofelia Passaponti, Roberta Beta e Sara Maestri. Tutti si sono prestati a farsi fotografare con i presenti ed a rispondere alle domande dei giornalisti. Federica Luna Vincenti ha parlato di “Sissi l’Imperatrice” come di “una Sissi diversa da quella che siamo abituati a vedere” (in scena il 20 gennaio ’26).
Quindi tutti dentro il teatro dove il direttore artistico, prima di dare il via allo spettacolo, anticipa che un elemento caratterizzante della nuova rassegna è il legame tra teatro e cinema, il tutto condiviso con una telefonata in viva voce con il regista.

La presenza dei sogni nella nostra vita genera un percorso tortuoso e doloroso per realizzarli, per poi giungere ad una migliore consapevolezza di sé, attraverso il viaggio interiore che si è costretti a compiere. Questo è il viaggio di Pietro Ponte (Federico Cesari), un giovane che si trasferisce a Roma per realizzare il suo sogno di fare l’attore. Accompagnato dalla cugina Maria (Tosca D’Aquino) va ad abitare in una casa dei primi del ‘900, affascinante ed elegante, anche se cadente. Ben presto si rende conto che la casa è abitata da strane presenze, che solo lui può vedere. Dopo i primi e comprensibili spaventi, Pietro riesce a stabilire un rapporto amichevole con gli spiriti, che scopre attori di una famosa compagnia teatrale, sfuggiti ad una retata della Gestapo grazie al fatto di essersi rifugiati in quell’appartamento. Ma c’è un fatto che li tiene ancora legati al mondo dei vivi: aspettano la loro collega ed amica che li deve raggiungere lì, dove si erano dati appuntamento. Le misteriose presenze sono prodighe di consigli quando scoprono che Pietro vuole fare l’attore e deve sostenere un provino. Gli abiti di scena degli spettri, sontuosi quelli della capocomica (Serra Yilmaz), le loro danze, gli arredi, i grandi specchi (scene di Luigi Ferrigno, costumi di Monica Gaetani) ci rimandano ad un mondo magico, di sogno, che seducono non solo Pietro, ma anche il pubblico. Pietro vuole aiutare i suoi amici cercando la loro amica, per dipanare il mistero che li tiene legati alla casa ed in questo suo impegno aiuta se stesso, in quanto è costretto ad indagare nella sua interiorità molto confusa.
Con il mix di soprannaturale e reale sembra che il regista voglia indicare l’esistenza di aspetti della vita umana che oltrepassano la comprensione razionale, come se la nostra esistenza fosse un cocktail di mistero, commedia e dramma. Il tutto viene accompagnato da una recitazione distesa; dolce ed ingenuo, ma capace di empatia, è il personaggio di Pietro, esuberante e simpatica Tosca D’Aquino. Insomma Ozpetek si dimostra abile nel creare un’atmosfera anche a teatro.
Gli ingredienti di questa rappresentazione li abbiamo già visti in altre opere come “Questi nostri fantasmi” di Edoardo De Filippo, nei vari film del regista stesso: omosessualità e tradimento ne “Le fate ignoranti”; ricerca della propria identità in “Mine vaganti”; la vecchia casa ed un segreto in “La finestra di fronte”. Quindi non ci sorprendono, perché Ozpetek ormai ci ha abituati alla sua indagine sul mondo dell’interiorità, della trasgressione, che si riflette come una deflagrazione nelle famiglie dette “normali”, si pensi ai fratelli de “Le mine vaganti”. Forse tutte le volte che esce un’opera nuova del regista ci aspetteremmo qualche cosa in più. Allora, se siamo in presenza di temi già trattati e collaudati, cosa ci fa dire riguardo alla rappresentazione di ieri sera “è stato uno spettacolo bello?” (gli applausi scroscianti del pubblico lo confermano). Per noi è la facoltà di farci riflettere sul nostro mondo interiore, di affrontare temi scottanti che spesso producono drammi nelle famiglie, di impegnarsi al massimo per realizzare i nostri sogni, ma anche di fare i conti con il soprannaturale. Il tutto trattato con mano leggera e raffinata, ironica e divertente.






