Un nuovo appuntamento della Biblioteca Risonante tra poesia e musica, con Debussy, Ravel e Milhaud, protagonisti del modernismo del primo Novecento

SIENA. Proseguono gli incontri della rassegna La Biblioteca Risonante, a cura di Cesare Mancini, con un nuovo appuntamento che intreccia il pensiero critico, la parola poetica e l’ascolto musicale.
Giovedì 16 ottobre alle ore 17, nel Salone dei Concerti di Palazzo Chigi Saracini (via di Città 89, Siena), si terrà la presentazione del volume Il modernismo musicale tra Mallarmé, Debussy, Ravel e Milhaud di Maria Beatrice Venanzi, un’indagine ricca e interdisciplinare sulle relazioni tra letteratura e musica nel cuore del modernismo europeo.
L’incontro, introdotto dalla stessa autrice, vedrà la partecipazione del compositore Matteo D’Amico, profondo conoscitore dell’universo mallarmeano, e della musicologa Marica Bottaro, specialista delle intersezioni tra le arti nel XX secolo.
Il libro di Maria Beatrice Venanzi nasce da due domande fondamentali e speculari: quanto può essere musicale un testo poetico? e come si traduce in musica la sua essenza simbolica e ritmica? Due interrogativi che guidano l’intera struttura del volume, articolato in due sezioni: la prima dedicata all’analisi poetica dell’opera di Stéphane Mallarmé, in particolare alla presenza dell’idea di musica come motore simbolico della scrittura; la seconda rivolta agli adattamenti musicali realizzati da Claude Debussy, Maurice Ravel e Darius Milhaud, che si confrontano – talvolta in rivalità – con gli stessi testi poetici, nel cuore della Parigi del 1913.
Dalla luce oscura del Faune alle nuance più sottili che attraversano i versi simbolisti, il percorso messo a fuoco da Venanzi esplora come la poesia del Simbolismo francese e l’estetica dell’Art Nouveau abbiano ispirato una radicale trasformazione del linguaggio musicale, culminata nelle celebri composizioni Trois poèmes de Mallarmé di Debussy e Ravel, e nelle Chansons bas e Deux petits airs di Milhaud.
La presenza di Matteo D’Amico assume un significato particolare: è stato infatti protagonista, lo scorso 12 luglio al Teatro dei Rozzi di Siena, della prima esecuzione assoluta della sua nuova opera Hérodiade, commissionata e prodotta dal Chigiana International Festival & Summer Academy 2025 “Derive”. Basata sul poema di Stéphane Mallarmé, figura centrale del Simbolismo francese, l’opera di D’Amico si confronta con le potenzialità sonore, ritmiche e visionarie della parola poetica, trasfigurandola in una drammaturgia musicale di grande forza evocativa.
Articolata in quattro quadri – Ouverture ancienne d’Hérodiade, Scène, Cantique de Saint Jean e Finale – la composizione esplora il conflitto tra purezza e desiderio, tra bellezza e distruzione, restituendo in musica la tensione drammatica e simbolica del testo mallarmeano. A rendere esplicito il legame con il poeta, la partitura è arricchita da una voce narrante, affidata a Sandro Cappelletto (anche coautore del progetto), che ha assunto le sembianze dello stesso Mallarmé, coinvolgendo il pubblico in una riflessione interiore sul senso della creazione artistica.
Un affascinante viaggio nella scrittura per l’orecchio e nella ricerca di una nuova vocalità, che attraversa le avanguardie e prefigura i fermenti del Groupe des Six, di cui l’eclettico Milhaud sarà voce originale e innovativa.
Ingresso libero fino a esaurimento posti
BIOGRAFIE
Maria Beatrice Venanzi (Roma, 1988), si è laureata all’Università di Perugia in Lingue e Letterature moderne europee e americane nel 2012, discutendo una tesi sul simbolo nei romance shakespeariani. Si è diplomata in violino e in viola al Conservatorio di Musica di Perugia, conseguendo anche la laurea di II livello in Violino (2015).
Dopo aver svolto due anni di insegnamento nei licei, attualmente frequenta il II anno di dottorato in Contemporary Humanism presso l’Università LUMSA di Roma. Il suo progetto di ricerca si occupa delle intersezioni tra letteratura e musica nel primo Modernismo, con particolare riguardo all’analisi comparativa tra le due arti.
Ha pubblicato il saggio “Towards a New Language: Comparing the Role of Music in A Painful Case and The Dead”, in Silver Streams Journal, issue 2, June 2017, ed. Michael McGarth, e l’articolo « L’Après-midi d’un Faune de Mallarmé et le Prélude de Debussy : Intesections du symbole entre poésie et partition » sulla rivista RIEF – Revue italienne d’études françaises (novembre 2018).
Matteo D’Amico è nato a Roma (27 Giugno 1955); iniziò gli studi di composizione con Barbara Giuranna per poi iscriversi all’Accademia Santa Cecilia e proseguirli con Luigi Andrea Gigante, Guido Turchi e Irma Ravinale, diplomandosi in composizione e musica corale.
Dal 1988, con L’Azur (primo premio assoluto nel “Music Today Contest ’89” di Tokyo, eseguito poi con grande successo a Roma, Torino, Praga e Atene), D’Amico intraprende un ciclo di lavori basati su testi di Stéphane Mallarmé, fra cui i Sonnets et rondels. E’ in questo periodo che inizia la sua ricerca verso una personale vocalità lontana da qualunque stereotipo.
Altrettanto rilevante è il suo rapporto con la poesia di W.H.Auden, da cui è nato The Entertainment of the senses per voce femminile e strumenti, interpretato in prima assoluta da Luisa Castellani e dal Quintetto Bibbiena nel 2006 per la stagione dell’Accademia di Santa Cecilia; il compositore ne ha inoltre prodotto una versione radiofonica, intitolata Auden Cabaret, che ha ricevuto una menzione speciale al Prix Italia 2006.
A partire dal 1990, l’attenzione del compositore si è rivolta ai rapporti tra musica, poesia, teatro e danza.
Diplomata al Conservatorio di Rovigo e laureata in Musicologia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Marica Bottaro ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia delle Arti nel 2017, in cotutela fra l’ateneo veneziano e l’Université Paris 8. È stata docente presso Aix-Marseille Université, e nel 2023 ha soggiornato come borsista a Villa Medici, Académie de France à Rome. Attualmente è docente di ruolo al Conservatorio di Fermo e docente a contratto presso le Università di Udine e Milano.