
di Gianni Basi
SIENA. Helmut Rilling è probabilmente il più grande esecutore di Bach di tutti i tempi ma, al genio di Lipsia, non trascura mai di accostare l’altro immenso compositore barocco che risponde al nome di Georg Friedrich Haendel, e aggiunge: “soprattutto nell’oratorio del “Messiah”. Rilling, Haendel, il sacro, e su tutto la gioia. Prorompente, che si sprigiona invadendo gli animi più sopiti e portandoli al canto supplice e insieme desiderato. Questi i protagonisti dell’ultimo, magnifico Micat in Vertice, che sarà in scena venerdi 17 alle ore 21 al Teatro dei Rozzi e che celebrerà nel contempo i 250 anni dalla scomparsa di Haendel. Sul podio della sua portentosa Bachakademie Stüttgart – una settantina di elementi – Helmut Rilling dirigerà la pagina spirituale di maggior presa che si conosca e che, solitamente, fa da colonna sonora nelle celebrazioni natalizie o pasquali ben confacendosi ad entrambe nel descrivere nascita morte e risurrezione dell’”Unto”, il Messia, sino alla sua glorificazione. E’ uno dei capolavori del sacro. Haendel, spinto dal librettista evangelico Charles Jennens, ne scrisse la musica in poche settimane, durante un soggiorno a Dublino, e ne concepì la partitura in melodie molto semplici, strutturate in strofa e ritornello, che ricavò diffusamente da stili liturgici già presenti nei cori da oratorio europei. Il risultato porta ad arie assai orecchiabili che prendono alla gola. Su tutte, il celebre “Alleluja”, la lode a Dio per eccellenza, la più universale fra i popoli, una invocazione in forma di preghiera cantata che mai riesce a stancare, anzi, sembra ogni volta rigenerarsi nei cuori in un impulso di estasi irrefrenabile. Il segreto? Pare che stia nella sua forma “a canzonetta”. Umberto Eco sostiene, al proposito, che ogni legame spirituale sia fortemente supportato non tanto da un canto corale solenne quanto, invece, da un canto corale che abbia i connotati di vera e propria canzone: più si è sciolti a cantare Dio con facilità, più lo si sente vicino. L’Alleluja di Haendel sposa perfettamente questo concetto. Re Giorgio II d’Inghilterra, all’ascolto di quest’aria, scattò in piedi rapito e forse solo la sua aura regale gli impedì di cantarci sopra a ugola spiegata. Che lo si faccia pure, al Teatro dei Rozzi, se ne verrà la voglia. Tanto, ogni straripetuto “Alleluja!” verrà coperto dalla forza del coro: voci maschili poderose, femminili acutissime, tutte insieme a incrociare in principio gli archi vivaldiani e in chiusura i fiati e i timpani, con Helmut Rilling a stagliarsi bianco di capelli e nero di smoking sugli orchestrali. Mozart, successivamente, arricchì notevolmente la sezione strumentale e fece del “Messiah” un messaggio ancor più efficace e diretto nella sua completezza acustica. Quattro le voci soliste: soprano Julia Koch, contralto Okka von der Damerau, tenore Brenden Gunnell e Michael Nagy basso, che canteranno versi biblici mischiandosi all’incedere dei cori e dell’orchestra. Un’orchestra in cui, come spesso accade nella Bachakademie, si nasconderanno la viola di Sara Rilling e il violino di Rachel Rilling: per un padre, un Alleluja anche questo. Helmut Rilling è noto per essere un musicista che ama insegnare ai giovani e diffondere il credo della pace fra gli uomini. Fondò nel 1981 la Bachakademie, ma, già ventisette anni prima, dette l’avvio alla corale Gächinger Kantorei cui seguì l’istituzione del Bach Collegium Stüttgart e quindi l’unione dei due gruppi, all’occorrenza, in un’unica formazione orchestrale. In seguito, dall’81 in poi, ha creato nel mondo decine di “Accademie Bach”, che sono diventate importanti centri di studio e cultura musicale dal barocco agli autori contemporanei, oltre a frequentare con la Bachakademie i maggiori festival nel mondo. A Rilling – primo musicista a registrare l’integrale delle Cantate di Bach e progettista della sua opera omnia – nel ‘94 è stato assegnato dall’UNESCO l’International Music Prize e l’anno dopo è stata attribuita la vittoria del Grammy Award per l’incisione del “Credo” di Krzystof Penderecki. Ospite fisso della Israel Philharmonic Orchestra (che nel ‘76 lo accolse con la sua corale per il Requiem di Brahms, primo concerto tedesco in Israele dopo la guerra), Rilling ha nel 2007 diretto il War Requiem di Britten a Stoccarda e, nel 2008, ha compiuto un tour internazionale toccando Stati Uniti, Giappone, Cina e molti Paesi europei fra cui l’Italia e lo Stato Vaticano. Ultimamente ha ricevuto in Germania il Premio Europeo per la Musica Sacra ed è stato insignito sia del Georg Friedrich Haendel Ring che del prestigioso Staufer Medal Gold nel Baden-Wüttemberg. Essendo la serata ai Rozzi in abbonamento promozionale, e tra l’altro coi biglietti presumibilmente esauriti da mesi (comunque, si provi nelle ultime ore ai botteghini di Palazzo Chigi e dei Rozzi), invitiamo particolarmente i giovani a non perdersi questo mirabile finale di Micat in Vertice. L’oratorio cui si assisterà è una vera delizia all’ascolto. Diviso in tre quadri, inizia con la “Profezia di salvezza” e culmina con la Glorificazione del Cristo”. Nel “Trionfo di Dio”, alla fine della seconda parte, è il momento dell’”Alleluja”. Ne citiamo un passo dalla “Rivelazione”: “…E ho sentito come se fosse la voce di una gran folla, e come la voce di molte acque, e la voce possente dei tuoni: A…lleluja!, per il Signore Dio onnipotente e regnante!”. Lo dedichiamo alle genti d’Abruzzo, per una risurrezione che sia, ora, pulsante di vita e di concreta speranza.
SIENA. Helmut Rilling è probabilmente il più grande esecutore di Bach di tutti i tempi ma, al genio di Lipsia, non trascura mai di accostare l’altro immenso compositore barocco che risponde al nome di Georg Friedrich Haendel, e aggiunge: “soprattutto nell’oratorio del “Messiah”. Rilling, Haendel, il sacro, e su tutto la gioia. Prorompente, che si sprigiona invadendo gli animi più sopiti e portandoli al canto supplice e insieme desiderato. Questi i protagonisti dell’ultimo, magnifico Micat in Vertice, che sarà in scena venerdi 17 alle ore 21 al Teatro dei Rozzi e che celebrerà nel contempo i 250 anni dalla scomparsa di Haendel. Sul podio della sua portentosa Bachakademie Stüttgart – una settantina di elementi – Helmut Rilling dirigerà la pagina spirituale di maggior presa che si conosca e che, solitamente, fa da colonna sonora nelle celebrazioni natalizie o pasquali ben confacendosi ad entrambe nel descrivere nascita morte e risurrezione dell’”Unto”, il Messia, sino alla sua glorificazione. E’ uno dei capolavori del sacro. Haendel, spinto dal librettista evangelico Charles Jennens, ne scrisse la musica in poche settimane, durante un soggiorno a Dublino, e ne concepì la partitura in melodie molto semplici, strutturate in strofa e ritornello, che ricavò diffusamente da stili liturgici già presenti nei cori da oratorio europei. Il risultato porta ad arie assai orecchiabili che prendono alla gola. Su tutte, il celebre “Alleluja”, la lode a Dio per eccellenza, la più universale fra i popoli, una invocazione in forma di preghiera cantata che mai riesce a stancare, anzi, sembra ogni volta rigenerarsi nei cuori in un impulso di estasi irrefrenabile. Il segreto? Pare che stia nella sua forma “a canzonetta”. Umberto Eco sostiene, al proposito, che ogni legame spirituale sia fortemente supportato non tanto da un canto corale solenne quanto, invece, da un canto corale che abbia i connotati di vera e propria canzone: più si è sciolti a cantare Dio con facilità, più lo si sente vicino. L’Alleluja di Haendel sposa perfettamente questo concetto. Re Giorgio II d’Inghilterra, all’ascolto di quest’aria, scattò in piedi rapito e forse solo la sua aura regale gli impedì di cantarci sopra a ugola spiegata. Che lo si faccia pure, al Teatro dei Rozzi, se ne verrà la voglia. Tanto, ogni straripetuto “Alleluja!” verrà coperto dalla forza del coro: voci maschili poderose, femminili acutissime, tutte insieme a incrociare in principio gli archi vivaldiani e in chiusura i fiati e i timpani, con Helmut Rilling a stagliarsi bianco di capelli e nero di smoking sugli orchestrali. Mozart, successivamente, arricchì notevolmente la sezione strumentale e fece del “Messiah” un messaggio ancor più efficace e diretto nella sua completezza acustica. Quattro le voci soliste: soprano Julia Koch, contralto Okka von der Damerau, tenore Brenden Gunnell e Michael Nagy basso, che canteranno versi biblici mischiandosi all’incedere dei cori e dell’orchestra. Un’orchestra in cui, come spesso accade nella Bachakademie, si nasconderanno la viola di Sara Rilling e il violino di Rachel Rilling: per un padre, un Alleluja anche questo. Helmut Rilling è noto per essere un musicista che ama insegnare ai giovani e diffondere il credo della pace fra gli uomini. Fondò nel 1981 la Bachakademie, ma, già ventisette anni prima, dette l’avvio alla corale Gächinger Kantorei cui seguì l’istituzione del Bach Collegium Stüttgart e quindi l’unione dei due gruppi, all’occorrenza, in un’unica formazione orchestrale. In seguito, dall’81 in poi, ha creato nel mondo decine di “Accademie Bach”, che sono diventate importanti centri di studio e cultura musicale dal barocco agli autori contemporanei, oltre a frequentare con la Bachakademie i maggiori festival nel mondo. A Rilling – primo musicista a registrare l’integrale delle Cantate di Bach e progettista della sua opera omnia – nel ‘94 è stato assegnato dall’UNESCO l’International Music Prize e l’anno dopo è stata attribuita la vittoria del Grammy Award per l’incisione del “Credo” di Krzystof Penderecki. Ospite fisso della Israel Philharmonic Orchestra (che nel ‘76 lo accolse con la sua corale per il Requiem di Brahms, primo concerto tedesco in Israele dopo la guerra), Rilling ha nel 2007 diretto il War Requiem di Britten a Stoccarda e, nel 2008, ha compiuto un tour internazionale toccando Stati Uniti, Giappone, Cina e molti Paesi europei fra cui l’Italia e lo Stato Vaticano. Ultimamente ha ricevuto in Germania il Premio Europeo per la Musica Sacra ed è stato insignito sia del Georg Friedrich Haendel Ring che del prestigioso Staufer Medal Gold nel Baden-Wüttemberg. Essendo la serata ai Rozzi in abbonamento promozionale, e tra l’altro coi biglietti presumibilmente esauriti da mesi (comunque, si provi nelle ultime ore ai botteghini di Palazzo Chigi e dei Rozzi), invitiamo particolarmente i giovani a non perdersi questo mirabile finale di Micat in Vertice. L’oratorio cui si assisterà è una vera delizia all’ascolto. Diviso in tre quadri, inizia con la “Profezia di salvezza” e culmina con la Glorificazione del Cristo”. Nel “Trionfo di Dio”, alla fine della seconda parte, è il momento dell’”Alleluja”. Ne citiamo un passo dalla “Rivelazione”: “…E ho sentito come se fosse la voce di una gran folla, e come la voce di molte acque, e la voce possente dei tuoni: A…lleluja!, per il Signore Dio onnipotente e regnante!”. Lo dedichiamo alle genti d’Abruzzo, per una risurrezione che sia, ora, pulsante di vita e di concreta speranza.