di Giulia Tacchetti
SIENA. Dal palco del Teatro dei Rozzi Stefano Jacoviello introduce lo spettacolo “Leggende d’Oriente”, promosso dall’Accademia Musicale Chigiana, presentandolo come un ponte tra culture, quella orientale e quella occidentale: ascoltare la musica degli altri significa ascoltare “l’altro, il diverso”. E’ un’occasione molto importante incontrarsi per scambiarsi emozioni, sensazioni, storie.

Durante lo spettacolo possono venirci in mente le maschere della commedia dell’Arte, oppure i film che hanno reso famosi le arti marziali orientali, come quelli di Bruce Lee. Mentre queste sono forme di spettacolo di accessibile comprensione, quella che ci accingiamo a vedere non lo è, perché con l’Opera Cantonese ci troviamo di fronte ad una cultura millenaria, che non è quella della Cina moderna dei cellulari, dei grattacieli. Non è facile comprendere intanto il recitativo cantato, la musica che accompagna e muove i movimenti delle danze. Certo è che la grazia dei cantanti, la loro gestualità lenta e raffinata, le mani che si stendono con le dita ora flesse ora arcuate, i costumi incredibili per stoffe e colori, le decorazioni delle loro teste ci affascinano, trasportandoci in quel mondo da favola che è l’Oriente, che ci ha sempre incantato fin dal Medio Evo, spingendo uomini come Marco Polo a compiere imprese ritenute impossibili.
Si fondono insieme spettacolo, grazia e poesia. Tre racconti, “La fata che sparge fiori”, “Scortando Jingniang per mille miglia”, “Il passo di Fanjiang”, si alternano a performance musicali. L’orchestra è composta da nove elementi. Un musicista si esibisce con uno strumento che richiama il nostro violino, con sole due corde, tre musiciste suonano alternativamente un flauto di bambù, una sorta di chitarra (per dare un’immagine, visto che il nome mi sfugge) ed un’arpa orizzontale. Pur in possesso di scarsi strumenti interpretativi per una buona parte del pubblico presente, il linguaggio, il movimento, la musica hanno una tale forza evocativa in noi, che ci trascinano in un mondo leggendario.
Il mondo poetico e simbolico dell’Opera Cantoniana emerge prorompente nel duello tra due cognate, “Il passo di Fanjiang”, che per un diverbio arrivano allo scontro prima con lunghe spade e poi con l’uso delle arti marziali, tutto a passo di danza. “Scortando Jingniang”, in cui si allude alla presenza di un cavallo, appare la figura di un uomo mascherato, che un po’ ci inquieta. Molto alto, con forza nei movimenti e nella voce. Ci suggerisce immediatamente l’idea della supremazia dell’uomo sulla donna, anche se questa, nella breve performance, sembra non rassegnarsi a ciò che dice l’uomo. La narrazione e la musica producono sullo spettatore evocazioni molto suggestive, trasportandolo in un mondo lontano. Gli applausi scroscianti alla fine dello spettacolo dimostrano un grande consenso del pubblico presente, tra cui molti giovani.
Cerchiamo di spiegare meglio questa forma d’arte orientale attraverso alcune notizie offerte dallo stesso Jacoviello nell’incontro del 13 novembre e dall’artista Heidi Li, che preannuncia per il futuro un incontro tra musica orientale e musica Jazz, essendo stata allieva dell’Accademia senese.
L’Opera Cantonese (Yueju) è una delle più affascinanti e complesse forme di teatro musicale tradizionale cinese che unisce canto, musica, recitazione, danza e arti marziali. Radicata nella tradizione della Cina meridionale, questa straordinaria arte scenica fu introdotta nel sud a seguito delle invasioni mongole nel XIII secolo, intrecciandosi con le arti della dinastia Song. Inscritta nel 2009 nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO, l’Opera Cantonese ha conosciuto un’operazione di recupero e modernizzazione, guidata dalla HKAPA, la cui Scuola di Opera Cinese è il primo corso di laurea al mondo accreditato per formare artisti preparandoli a contribuire all’evoluzione di questa forma d’arte nel mondo contemporaneo.
Lo spettacolo “Leggende d’Oriente”, interpretato dagli allievi e dall’orchestra della Scuola di Opera Cinese della Hong Kong Academy for Performing Arts, è stato promosso in collaborazione con l’Hong Kong Economic and Trade Office di Bruxelles e grazie all’impegno dell’Accademia Musicale Chigiana, rivolto sempre alla ricerca del nuovo, al dialogo tra culture diverse, favorendo la conoscenza reciproca attraverso l’arte e la musica.
Con una punta di orgoglio possiamo affermare che Siena grazie all’attività dell’Accademia Chigiana, al suo direttore Nicola Sani ed alla preparazione linguistica musicale dei suoi collaboratori come Stefano Jacoviello, si conferma sede di respiro internazionale.






