Vernissage e inaugurazione: sabato 27 settembre dalle ore 19:00 fino alle ore 20:30

SIENA. Nuova mostra fotografica presso la Galleria Mohsen in via di Pantaneto 128/130 a Siena. In esposizione le opere di Giacomo Lorenzetti in una personale intitolata “Lete dell’oblio e altre vanità ” che si terrà da sabato 27 settembre a sabato 18 ottobre 2025.
Vernissage e inaugurazione: sabato 27 settembre dalle ore 19:00 fino alle ore 20:30.
Vernissage e inaugurazione: sabato 27 settembre dalle ore 19:00 fino alle ore 20:30.
Introduzione alla mostra:
Lete dell’oblio e altre vanità, lo spettacolo di danza diretto da Irene Stracciati, sperimenta l’incontro tra arte e alterità. I protagonisti sono infatti ballerini con differenti disturbi mentali ma parlare di integrazione sarebbe fuorviante. Come ricordava Michela Murgia, il termine presuppone che ci sia un centro integro e un margine che deve adeguarsi, qui accade l’opposto: il centro si dissolve, e ciò che emerge è la pluralità. Il nome Atopos, che la regista porta tatuato sul braccio, è già una dichiarazione poetica e politica: in greco significa «senza luogo», «fuori posto», «inclassificabile». Platone lo usava per descrivere Socrate, colui che sfuggiva a ogni definizione, che destabilizzava con la sua presenza; il collettivo è questo: un inno alla diversità, all’inusuale, all’identità che non si lascia incasellare.
Il titolo già evoca il Lete, fiume dell’oblio della mitologia greca e ci interroga sulla memoria e sulla rimozione: cosa scegliamo di dimenticare come società? Quali verità mettiamo da parte per comodità? Le «altre vanità» sono il culto dell’effimero, le narrazioni costruite, le mode che ci distraggono dal pensiero critico. In scena questo si traduce in immagini significative: ballerine ornate di paillettes vagano come presenze sfuggenti mentre veli di plastica coprono i danzatori, impedendo loro di mostrarsi agli altri e sottolineando la fatica che ci illude di potercene liberare. Altrimenti resta solo una zavorra che non si stacca dai piedi, come quella che intralciava i danzatori.
Maria Francesca Sacco
PacMat