di Giulia Tacchetti
SIENA. Ieri, 27 settembre, nel Complesso Museale di S. Maria della Scala è avvenuto l’incontro tra l’artista tedesco Wolfgang Laib e la città di Siena alla presenza del direttore Pitteri, dell’assessore alla Cultura Giannozzi, della presidente dell’Associazione Culturing Carolin Angerbauer e di Jacopo Figura, presidente dell’Associazione Fuoricampo, promotori dell’iniziativa.
E’ il direttore Pitteri che spiega al pubblico presente il perché di questo incontro pubblico. Il forte rapporto stabilito dall’artista con alcuni autori senesi (soprattutto Duccio di Buoninsegna) e il suo modo interessante di lavorare sono in sintonia con le linee programmatiche del Complesso Museale di S. Maria della Scala. Infatti Pitteri desidera promuovere il confronto fra linguaggi artistici antichi e contemporanei, soprattutto quando questi ultimi dialogano con quelli del passato in modo da individuare la continuità espressiva che corre dall’antichità fino ad oggi.
Angerbauer interviene per spiegare le opere di Laib (delle più famose scorrono le proiezioni) attraverso la sua storia personale. Nato nel 1950 in una famiglia di medici, studia anche lui Medicina. Sentendo di rimanere nel limite delle scienze naturali, dove si parla tanto del corpo, ma non dello spirito, cerca le risposte sia nella filosofia occidentale che in quella orientale. Quello che manca alla Medicina lo trova nell’Arte. Usa nelle sue installazioni formali elementi che contengono il “materiale della vita”: polline, latte, riso, cera. Nel 2013 il MoMa di New York ha ospitato la più grande installazione in polline realizzata dall’artista; nel 2014 nella chiesa di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna è stato esposto nella navata centrale una sorta di piramide in cera. Tra le varie proiezioni scorrono case di riso, l’opera “Campo di polline” di 30mq., un tunnel di cera di 50m. Dalle tombe e case orientali trae l’idea per le sue opere. Colpisce una piccola stanza completamente ricoperta di cera ed illuminata da una lampadina che scende dal soffitto, perchè comunica il messaggio che Laib ha letto nella piccola tavola di Duccio di Buoninsegna durante una visita alla National Gallery di Washington. Come il fondo oro e la purezza delle immagini di Duccio superano i secoli provocando un forte impatto emozionale in chi li guarda, per questo si possono definire “bellezza universale”, così le sue installazioni di cera e polline, che contengono il seme della vita (possiamo definire anch’esso bellezza universale?), superano le barriere del tempo e rimandano al futuro: ecco come prosegue il dialogo tra passato e presente. Quindi Laib ritiene di non essere legato al tempo, ma di collegare i tempi. Per avere valore un’opera deve essere al di sopra del suo tempo: Duccio si lega al Cristianesimo, non ad un periodo ristretto. L’artista dà la sua opera al mondo senza sapere a chi e che cosa dà. A qualcuno un’opera d’arte ha cambiato la vita (questo ha provocato in lui Duccio), lui regala al mondo la sua opera d’arte ed i suoi pensieri.
Ecco la sfida tra presente e passato: Ravenna, chiesa di Sant’Apollinare in Classe 549 d.c. – 2014 la sua installazione di cera. Se funziona, l’opera dà qualcosa che va oltre il tempo. Abbiamo cercato di rendere il più possibile chiaro il messaggio dell’artista, cosa non facile sia perché Laib ha parlato in Tedesco, perciò domande e risposte sono state filtrate dalla traduzione, sia per la novità delle sue opere, che produce vari significati nello spettatore; quindi non è facile farsi intermediari, come del resto in tutta l’arte contemporanea. Quello che i presenti alla conferenza percepiscono è la forza generata dall’aspetto gentile e semplice dell’artista, nata da anni di studio e di ricerca (nel 2015 riceve il “Premio Imperiale” della famiglia imperiale giapponese), che gli consente il confronto con il pubblico in modo equilibrato e paziente. Laib ha un sogno, che spiega anche il perché della sua presenza a Siena: realizzare un’opera a Siena per Siena in dialogo con l’opera di Duccio
