“Alberto Sani. Quando la scultura diventa poesia” è il titolo della mostra, inaugurata oggi, venerdì 28 novembre, in esposizione ai Magazzini del Sale, dal 29 novembre 2025 al 24 maggio 2026, dedicata alla valorizzazione della produzione artistica di Alberto Sani. L’esposizione, diretta dalla responsabile scientifica del Museo Civico di Siena, Michela Simona Eremita, in accordo con il comitato promotore composto da Paolo Neri, Renzo Traballesi e Margherita Anselmi Zondadari, curatrice scientifica della mostra stessa, celebra uno scultore senese rimasto per troppo tempo nell’ombra.
Il suo indiscutibile valore artistico, scoperto da Dario Neri e riconosciuto da Bernard Berenson, che gli dedicò una biografia, è testimoniato dai numerosi premi ottenuti, come quelli alla VI e VII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, e dalle esposizioni in importanti gallerie italiane e straniere, in particolare svizzere. Alcune sue opere sono oggi conservate in prestigiose collezioni, tra cui il Metropolitan Museum di New York, il Museo di Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze e la Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
Nonostante il rilevante contesto artistico della Siena della prima metà del Novecento, Sani visse tuttavia in modo molto appartato, lontano dagli ambienti cittadini e dal mondo dell’arte che, nella realtà, non aveva mai approfondito. La sua vita fu segnata da alcuni fortunati incontri come quello, fondamentale, con il suo mecenate Dario Neri, che lo scoprì e sostenne, e, in seguito, con Albert Frédéric Lassueur che lo fece conoscere al pubblico svizzero.
La mostra si propone un duplice obiettivo: restituire alla memoria collettiva la figura di Alberto Sani e offrire una ricognizione quanto più possibile completa del suo percorso artistico, utile alla documentazione storica di un personaggio schivo e lontano dai riflettori dell’arte. Esposte quarantotto opere, di cui dodici provenienti dalle Gallerie degli Uffizi e le rimanenti da numerose collezioni private, per la maggioranza bassorilievi dagli echi antichi che testimoniano la sua evoluzione: dalle prime realizzazioni in legno alle successive in pietra arenaria, fino alle rare sculture in marmo e ai lavori eseguiti con la sola sensibilità tattile nel periodo della cecità.






