
SIENA. Ieri sera (19 aprile), per la rassegna “Appuntamenti d’autore” alla Biblioteca Becarelli era presente Andrea Ballarini, autore de Il Trionfo dell'asino (Del Vecchio editore). Romanzo storico esempio di una dicotomia tra espressione e contenuto, cosÏ perfetta e bilanciata da impedire una predilezione per l'una rispetto all'altro, tanto stupefacenti risultano entrambe.
L’autore, che di mestiere fa il copywriter, stanco di assecondare sempre i committenti nel settore della pubblicit‡ ha deciso di scrivere libri <<per vivere – come ha detto -, ma anche per non morire>>. Per dar sfogo, diremo noi, alla sua affascinante fantasia e intelligenza. In questo suo secondo lavoro il soggetto intorno al quale ruota la vicenda Ë la Commedia dell’Arte. Siamo nel ‘600. I protagonisti, alcuni sottratti alla storia, altri all’immaginazione, raccontano il teatro in un’avventura di vita dove la religione si intreccia al potere politico, all’amore e alla magia. Avventura e mistero corrono insieme a un giovane: Giacomo Crivelli. Figlio di un funzionario ducale di una citt‡ del nord Italia, il ragazzo rifiuta di intraprendere la carriera del padre per unirsi, come comico, ad una compagnia teatrale. Nel suo lavoro di girovago incontrer‡ Aristotele, un mercante che molti anni prima era stato coinvolto in un fatto di sangue accaduto a Venezia nel 1656. Per una promessa fatta a quest’uomo Giacomo si trover‡ a svelare un mistero racchiuso nel testo di una commedia che, pi_ che sapienziale, risulter‡ essere esoterico.
Il trionfo dell’asino Ë quasi un giallo che si sviluppa attraverso una matassa di vicende non risolte, se non al termine. E la capacit‡ di immaginare permette a Ballarini di scrivere parole che costruiscano da sole immagini, personaggi, rumori e suoni della storia, con il risultato finale di un'immersione totale in una realt‡ abilmente plasmata su alcune verit‡. Uno sforzo ben riuscito sia nella strutturazione del libro, suddiviso in atti e scene, proprio come in una rapresentazione teatrale, sia per i tanti “attori” che appaiono e scompaiono in un gioco continuo di rimandi e allusioni, dove Ë possibile rintracciare richiami sorprendentemente moderni come la corruzione e il fascino per le scienze occulte.
Il finale, inaspettato, richiede piena attenzione al lettore. Cambia anche la “voce”, e l'autore si rivolge direttamente al suo interlocutore per svelare un mistero che ci fa stare con il fiato sospeso.
L’autore, che di mestiere fa il copywriter, stanco di assecondare sempre i committenti nel settore della pubblicit‡ ha deciso di scrivere libri <<per vivere – come ha detto -, ma anche per non morire>>. Per dar sfogo, diremo noi, alla sua affascinante fantasia e intelligenza. In questo suo secondo lavoro il soggetto intorno al quale ruota la vicenda Ë la Commedia dell’Arte. Siamo nel ‘600. I protagonisti, alcuni sottratti alla storia, altri all’immaginazione, raccontano il teatro in un’avventura di vita dove la religione si intreccia al potere politico, all’amore e alla magia. Avventura e mistero corrono insieme a un giovane: Giacomo Crivelli. Figlio di un funzionario ducale di una citt‡ del nord Italia, il ragazzo rifiuta di intraprendere la carriera del padre per unirsi, come comico, ad una compagnia teatrale. Nel suo lavoro di girovago incontrer‡ Aristotele, un mercante che molti anni prima era stato coinvolto in un fatto di sangue accaduto a Venezia nel 1656. Per una promessa fatta a quest’uomo Giacomo si trover‡ a svelare un mistero racchiuso nel testo di una commedia che, pi_ che sapienziale, risulter‡ essere esoterico.
Il trionfo dell’asino Ë quasi un giallo che si sviluppa attraverso una matassa di vicende non risolte, se non al termine. E la capacit‡ di immaginare permette a Ballarini di scrivere parole che costruiscano da sole immagini, personaggi, rumori e suoni della storia, con il risultato finale di un'immersione totale in una realt‡ abilmente plasmata su alcune verit‡. Uno sforzo ben riuscito sia nella strutturazione del libro, suddiviso in atti e scene, proprio come in una rapresentazione teatrale, sia per i tanti “attori” che appaiono e scompaiono in un gioco continuo di rimandi e allusioni, dove Ë possibile rintracciare richiami sorprendentemente moderni come la corruzione e il fascino per le scienze occulte.
Il finale, inaspettato, richiede piena attenzione al lettore. Cambia anche la “voce”, e l'autore si rivolge direttamente al suo interlocutore per svelare un mistero che ci fa stare con il fiato sospeso.