La stagione teatrale di Siena si è aperta con un adattamento dell'opera di Moliére

di Giulia Tacchetti
SIENA. Anche se la televisione gli ha procurato la notorietà, facendolo conoscere al grande pubblico, indubbiamente il vero amore di Alessandro Preziosi é il teatro, soprattutto quello classico. Nel passato (2011-12) si è cimentato al Teatro dei Rinnovati nel Cyrano de Bergerac, quest’anno porta in scena come regista ed interprete “Don Giovanni” di Molière (la recensione si riferisce alla replica del 31 ottobre) con l’aiuto di Tommaso Mattei, che ne cura la traduzione e l’allestimento.
Si tratta di una edizione nuova, che ha debuttato la scorsa stagione teatrale, in quanto approfondisce il personaggio principale, caricandolo di significato: non solo il libertino della tradizione, che nel ‘600 serviva da esempio e monito ad ogni trasgressione della legge umana e divina, ma una sorta di cavia, che “accumula su di sé l’ipocrisia del mondo e diviene consapevolmente la vittima sacrificale e contemporanea della società in cui vive” (da una nota della regia). In sostanza il personaggio, dominato da uno smisurato desiderio di potenza e di affermazione, attraverso il suo sacrificio, diventa un eroe negativo perché vuole smascherare il modello della nostra società, costruito sulla finzione, unico elemento per raggiungere la felicità; vuole dirci che tutti siamo Don Giovanni, figli di una decadenza inarrestabile. Nel finale, quando confessa al servo Sganarello (un bravissimo Nando Paone) che la sua conversione è solo una finzione, assistiamo ad un elogio dell’ipocrisia, una maschera che molti usano per ingannare il mondo e trarre enormi vantaggi a danno degli altri. Quale territorio migliore dell’Italia di oggi? La rappresentazione sposta l’attenzione dai successi femminili di Don Giovanni, che ne fanno l’emblema del donnaiolo privo di scrupoli nei confronti dell’umanità e di Dio, verso una parabola sul potere che si conquista con la parola, grazie alle debolezze altrui e mira a suscitare una riflessione sul senso e mistero della nostra vita. Ecco perché i classici costituiscono sempre una grossa risorsa per il teatro.
A. Preziosi, tediato per tutto lo spettacolo da una tosse influenzale, riesce ad essere sempre padrone della scena, posizione spesso contesagli da Nando Paone. Nel Don Giovanni trasmette tutta la sua forza seduttiva, arrogante per prendersi gioco degli altri, riuscendo a dar vita ad un personaggio credibile anche nei suoi toni verso il contemporaneo. La compagnia è composta da attori tutti convincenti nei loro ruoli: L. Guidone, B. Giordano, R. Manzi, D. Paoloni, D.Vitale, M. Guma. Il riadattamento di T. Mattei, pur introducendo nuovi elementi, come l’episodio iniziale del duello con il Commendatore e la proiezione di ambienti fantastici e naturali create da Fabien Iliou , rimane abbastanza fedele al testo originale. L’unico appunto in questa apprezzabile rivisitazione va alle intensità drammatiche , che nelle intenzioni del traduttore e del regista dovrebbero connotare maggiormente il testo, invece rimangono sottotono, provocando momenti di lentezza nella rappresentazione. L a lingua è usata ai fini dello spettacolo.