
Apertura in grande stile, dunque, domani (15 luglio) alle ore 21.30 (in replica sabato 17 e domenica 18): il Teatro Poliziano ospita come di consueto l’opera buffa dell’età classica. Scelta in ossequio alla valorizzazione dei giovani compositori che da sempre caratterizza il Cantiere, l’opera celebra anche il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Verdi infatti – simbolo del risorgimento italiano – compone l’opera nel 1840 evidenziando la temperie culturale che culminerà nell’unità d’Italia: è la sua seconda opera ma sono qui già evidenti gli stilemi della scrittura che matureranno poi in “Rigoletto” e ne “La Traviata”.
La regia è affidata al trentenne Nicola Berloffa, mentre sarà la bacchetta di Roland Böer a dirigere l’orchestra Royal Northern College of Music di Manchester, anche quest’anno orchestra residente.
Lo schema dell'opera buffa tradizionale è calcato da Verdi con fedeltà agli stereotipi: due bassi comici (Barone e tesoriere La Rocca), tenore di grazia (Edoardo), soprano volitivo (Marchesa), mezzosoprano sognante (Giulietta), coppia d'amanti male assortiti da volontà altrui e ordito per ristabilire le coppie giuste. Anche la scrittura musicale, i colori talora metallici degli archi e l'impasto timbrico seguono le tendenze del genere operistico di quegli anni, ma è già evidente la tipica sintassi verdiana in molti momenti: l'ouverture, il duetto Proverò che degno io sono (in cui si può riconoscere qualcosa della cabaletta del tenore nei Due Foscari), l'aria di Edoardo: e d'altro lato uno stile verdiano casereccio e ricorrente in tutta la carriera del musicista si legge subito nell'introduzione corale Mai non rise, con soprani e tenori raddoppiati per terze a loro volta raddoppiati tutti dai fiati e sostenuti dagli archi in pizzicato; o nello schema ritmico, popolareggiante, della cabaletta di Giulietta Non vo' quel vecchio, che resterà tipico di Verdi per decenni. In altri casi il tocco inventivo prefigura soluzioni che Verdi svilupperà negli anni seguenti, come nell'aria della Marchesa Se dee cader la vedova, che è stata notata avvicinarsi a quella di Oscar nel Ballo in maschera. L'ouverture, saldissima, contiene materiale sapientemente variato, che riapparirà solo nel finale del secondo atto.