
di Paola Dei
ROMA. Un tète a tète con Antonio Monda che ha divertito e commosso allo stesso tempo, come è nelle corde del regista, attore, sceneggiatore, produttore, esercente, giurato e Presidente di Giuria in numerosi Festival, persona e personaggio. È emerso fin da subito il suo amore per il cinema, quando quindicenne ha cominciato a frequentare il grande schermo da spettatore per vedere i grandi classici del cinema francese, inglese, americano, italiano per poi approdare a 20 anni a unire insieme i film dei fratelli Taviani e Carmelo Bene ibridando due generi totalmente opposti. Mentre Moretti si racconta ricorda Olmi, Bertolucci, i fratelli Taviani e ci mostra sequenze girate sia sulla scena, sia nella quotidianità che, a partire da quando aveva 20 anni, ce lo svelano a poco a poco fino a giungere ad oggi, accompagnandoci a conoscerlo nei suoi aspetti più profondi.
“Ho sempre amato il cinema degli anni 60-70 sia per il linguaggio nuovo che proponeva, sia per l’intento di proporre un nuovo tipo di realtà”. E ancora: “Dopo la maturità in maniera confusa speravo di fare sia l’attore, sia il regista. Mi proponevo ai registi per fare l’assistente volontario ma poi mi proponevo anche come attore e questo creava confusione nei cineasti”..
Difficile scindere la vita privata e il suo personalissimo modo di essere nella quotidianità dalla sua professione; i due aspetti si fondono abbozzando il disegno di un regista e attore unico e inconfondibile. “Io non mi sono mai preparato all’interpretazione del personaggio immedesimandomi in lui, io mi sono sempre immedesimato nell’idea che il regista aveva di quel personaggio….Nel 91 Krzysztof Kieślowski mi propose di interpretare La doppia vita di Veronica, ma purtroppo un tumore me lo impedì”.
Moretti dirige questo incontro alla Sala Petrassi in un crescendo di sensazioni e suggestioni attraversando Lucchetti, Mazzacurati e mostrandosi alternativamente nei suoi molteplici ruoli, non ultimo quello di esercente per il Cinema Sacher, fondato insieme a Barbagallo. “Costringevo Carlo Mazzacurati a fare l’attore e in Caro Diario gli ho fatto fare il critico cinematografico” ricorda affettuosamente Moretti che ci accompagna, tenendoci per mano, a compiere insieme a lui un viaggio nel tempo con estrema gradevolezza.
Lo si vede allora girare come giovanissimo attore ne Il Portaborse di Lucchetti, lo si vede come regista mentre dirige una bravissima Margherita Buy alle prese con una scena recitata poi con Silvio Orlando, lo si vede produrre film di altri registi, “non per fare il sadico- ci spiega – ma per il piacere di lavorare insieme a persone che apprezzavo e con le quali amavo lavorare”. Lo si vede poi come proprietario di un Cinema mentre spiega con la solita ironia ai suoi collaboratori come invogliare le persone ad andare a vedere i Film proposti. Ne emerge un uomo acuto, curioso, intuitivo, caratterizzato sempre dalla voglia di rinnovarsi
Un grande Nanni Moretti si racconta all’Auditorium Parco della Musica durante il quinto incontro dedicato a personalità del mondo dello spettacolo e della cultura all’interno della Festa del Cinema di Roma. Lo si vede poi come giurato in numerosi Festival fra cui Venezia, Cannes, Locarno, Torino. “Non ho mai ricevuto pressioni da nessuno e noi giurati non siamo mai stati influenzati né dalle critiche dei giornali, né dal pubblico”.
Ci racconta come nel 1997 si battè affinché la Palma d’Oro andasse a Kiarostami per il film:Il sapore della ciliegia e riuscì a strappare un aequo con L’anguilla di Sho
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