Ironia a critica sociale per la stagione teatrale, venerdì 2 febbraio alle 21.15. Tra storia e modernità, si cerca l’eredità della Rivoluzione francese
MONTEPULCIANO. Si è aggiudicato ben due premi Ubu lo spettacolo firmato dalla coppia di culto Elvira Frosini – Daniele Timpano: miglior drammaturgia e miglior attore a Marco Cavalcoli. È il 1789 quando la Rivoluzione Francese cambia tutta l’Europa fondando il mondo in cui viviamo, ma la pièce si chiede cosa rimanga di quel cambiamento radicale.
Con una scrittura affilata e spietatamente ironica, Frosini e Timpano smascherano l’apparato culturale occidentale con tutte le sue retoriche. Passato e presente, storia francese e storia italiana, modernità e postmodernità si sovrappongono sul palcoscenico, in un ragionamento che vuole mettere in discussione le nostre vite democratiche e l’immaginario legato al concetto di rivoluzione. In questo testo sferzante, confluiscono materiali biografici odierni, dialoghi quotidiani, uniti alla prosa settecentesca di Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo e Antonio Simeone Sografi, fino alla démesure ottocentesca di Victor Hugo, alla tensione politica novecentesca di Peter Weiss e Federico Zardi.
Pluripremiato binomio del teatro contemporaneo, Frosini e Timpano si domandano che rapporto abbiamo noi oggi con le istituzioni e il potere, dopo un altro Ottantanove, il 1989, anno della caduta del muro di Berlino: ci si interroga infine se la Rivoluzione ci riguardi ancora o se sia una vecchia roba da consegnare ai musei. Ottantanove non racconta una storia, ma si immerge in un mito fondativo, nei materiali culturali che lo hanno prodotto e che quel mito ha prodotto a sua volta. L’attuale crisi della democrazia vista in rapporto con la Rivoluzione francese e con il 1989, la fase che apre la nostra epoca, oggi che il concetto stesso di rivoluzione sembra aver perso concretezza, anche se non un suo fascino rétro: sono queste le riflessioni che scaturiscono da uno spettacolo provocatorio.
I due autori, Elvira Frosini e Daniele Timpano, precisano così il loro punto di vista su Ottantanove: “Il nostro è uno sguardo da italiani, da cuginetti d’oltralpe, lo sguardo dei parenti poveri, meno evoluti, da liberare e civilizzare; la rivoluzione francese non l’abbiamo fatta noi, anzi l’abbiamo in parte subita, ma la Rivoluzione si intreccia con la nostra storia e con l’avvio del nostro immaginario unitario, il Risorgimento: il tricolore italiano nasce il 7 gennaio del 1797 nella Repubblica Cispadana controllata dai francesi”.
“Ma il nostro – ricordano i drammaturghi e registi – è anche uno sguardo da europei occidentali, perché nonostante tutto siamo gli eredi della Rivoluzione; il nostro è quindi uno sguardo dall’Europa, che è un’entità contraddittoria, in evidente crisi politica e democratica, ma che continua a proclamare come suoi fondamenti identitari i diritti civili, la sovranità popolare, la cittadinanza, le libertà di stampa, riunione, culto, associazione, la democrazia.”