
di Letizia Pini
Castello di Meleto – Si è inaugurata sabato 10 dicembre al Castello di Meleto la mostra “Cavalli a Meleto”. In un galoppo immaginario dal , da Siena i ‘cavalli d’autore’ sono corsi liberi verso le campagne. Hanno guadagnato il Chianti e si sono rifugiati in un castello: uno scenario fantastico e da fiaba dove cavalieri erranti, libera immaginazione, trasposizione, colore e materia hanno incontrato il territorio. Siamo a Meleto.
Una mostra internazionale ‘animalesca’ – semplicemente perché l’unico soggetto accettato per la rappresentazione era il ‘cavallo’ – di libera interpretazione materica incastonata in un pezzo di storia del territorio. Tanto per seguire la tendenza attuale di immedesimarsi nell’essenza dell’esperienza e fondersi in un tutt’uno con la storia e l’identità di gusto e sapore, sia estetico che olfattivo e papillo-gustativo. No, non si assaggiano le opere ma i profumi inebrianti del vino, dell’olio e del miele prodotti in loco fanno da cornice e da culla all’esposizione in un’esperienza inebriante e totalizzante.
Sì perché la rappresentazione libera degli artisti nel seguire le indicazioni della curatrice – la magistrale Elena Conti, artista in esposizione lei stessa – ha fedelmente interpretato l’anima e il lavoro di ogni pittore e scultore chiamato ad esporre che pur rimanendo entro certi limiti che spesso un artista fa fatica a rispettare, ‘liberati’ nelle varie stanze del Castello e nelle rappresentazione della vita che lenta e inesorabile scorre intorno fa vivere e gustare il luogo con ogni senso, cosa che non sempre accade in una rappresentazione.
L’ambiente è dato dalla storia del luogo che ospita; il territorio la fa da padrone e gli artisti hanno portato il loro ‘animale’ nello spirito libero e possente che solo un cavallo ha, foriero di speranza, percorsi da compiere, cavalieri da trasportare, vittorie da vincere. Perché spesso l’allegoria e l’assonanza con il Palio resta viva e presente non foss’altro per alcuni pittori che hanno già dipinto drappelloni per la carriera senese.
Ma la mostra stavolta, pur partendo da Siena, è imperniata sull’animale in sé in una celebrazione vera e propria incastonata in uno degli ambienti emblematici del cavallo: un maniero d’altri tempi. Il Castello di Meleto si è aperto a questi ospiti inusuali e quasi fuso nell’accoglienza di queste opere che non hanno assolutamente trasfigurato i suoi affreschi e arredi, le sue stanze lussuose e sornione.
L’inaugurazione stessa è stata degna di un castello: si è aperta con una visita guidata alle sue sale storiche. Un fiero direttore – Michele Contartese, insieme a Stefania Lori, direzione turismo – hanno raccontato come un’opera architettonica e un gioiello di vita agricola in disuso sia stata recuperata da una delle prime azioni di crowdfunding nel lontano ’68 e da allora è rimasta di proprietà dei 1.700 azionisti che in quell’occasione credettero nel progetto. Da allora il luogo è stato recuperato, restaurato e la filosofia degli azionisti è stata quella non solo di recuperare un patrimonio del luogo ma anche quello di valorizzarlo e mantenerlo in vita secondo standard di sostenibilità ed eccellenza che l’era moderna richiede ben inserito nel suo contesto.
Per capire come è dislocata la mostra bisogna prima parlare di Meleto che oggi accoglie turismo di alta qualità e produce in modo biologico vino, olio e si occupa anche di apicultura sia in ‘affido’ che di proprietà. Insomma: un esempio di multifunzionalità all’impronta del rispetto e preservazione dell’ambiente, del ciclo della natura, della qualità e della cultura. Perché l’identità del territorio è quello che oggi fa la differenza e il racconto di questo attraverso le sue peculiarità crea cultura e sviluppo.
Ed ecco che i ‘nostri cavalli’ diventano per un mese i nuovi protagonisti del maniero. Non sono più relegati nelle stalle ma entrano nelle sue preziose stanze fino al teatro risalente al 1748, luogo di intrattenimento medievale per i signori lontani dai fasti delle città, beati e confinati un luogo magico crocevia di lotte, signorie, ma sempre fedele a sé stesso e alla sua terra, ricca di quelle essenze tanto preziose e particolari da dare la luce ad uno dei più nobili e pregiati vini: il Chianti.
Di fatto il Castello che prima era solo una fattoria fortificata e poi modificata in una residenza signorile, crocevia di eserciti e nuovi padroni, è diventato in questa occasione un palcoscenico silente e sornione, cornice di espressioni di voci diverse, materie e tecniche di vita e mondi lontani che nell’anima e nella rappresentazione dell’animale più elegante – il cavallo – hanno trovato la loro essenza.
Oli su tela, cornici, filati, ceramica, ferro, legno: materiali spesso di riciclo che trovano una seconda vita e tornano a risplendere in altre forme. Il cavallo come messaggio di libertà, di viaggio, di libera espressione: temi quanto mai attuali di questi tempi così oscuri.
Artisti senesi, italiani, da tutta Europa e dall’America hanno risposto alla chiamata della curatrice e con grande soddisfazione hanno aderito al progetto portando una ventata di novità in un Castello dove il tempo viene scandito dal naturale scorrere del tempo della natura, senza forzature, mediando con l’esterno e la sua frenesia.
Gli artisti che espongono nelle cantine storiche e nelle sale aperte al pubblico sono Tommaso Andreini, Vincenzo Bucciarelli, Elena Conti, Gina Shenk Roche, Massimo Stecchi, Iva Tedorova, Alberto Inglesi, Fabio Viola Vega, Jules Vissers, Daniele Zecchini, Turi Alescio, Giorgio Bisanti, Laura Brocchi, Renato Ferretti, Carol Marano.
La mostra è aperta fino al 10 gennaio a ingresso libero. Nel periodo invernale l’Enoteca effettua la chiusura il lunedì, martedì e il mercoledì. Per la visita alla mostra si può chiedere in reception
Per info: Castello di Meleto, Gaiole in Chianti, www.castellomeleto.it, Tel +39 0577 749129