Per la prima volta visibile la Speranza di Alessandro Franchi

SIENA. In occasione del venticinquesimo Giubileo Ordinario della Chiesa cattolica, indetto da papa Francesco nel 2025, il cui messaggio centrale è la Speranza, dal 27 giugno al 31 luglio e dal 18 agosto al 15 ottobre, la Cattedrale di Siena scopre il suo magnifico Pavimento marmoreo, in cui sono riflessi cinquecento anni di storia artistica, culturale e religiosa della città.
“Viviamo la nostra fede, specialmente in quest’anno del Giubileo, cercando di essere testimonianza che dà speranza al mondo – ha esortato papa Leone XIV rivolgendosi ai fedeli dalla loggia della Basilica di San Giovanni in Laterano – Un mondo che soffre tanto dolo per via delle guerre, per la violenza e la povertà. Ma a noi cristiani il Signore chiede di essere testimonianza vera”.
Seguendo l’invito di papa Leone XIV, i numerosi “pellegrini di speranza” che passeranno da Siena, lungo la strada Francigena, sono chiamati a percorrere, tarsia dopo tarsia, un cammino dedicato “alla più umile” fra le Virtù teologali, ma non per questo meno significativa, anzi fondamentale nella società contemporanea: Spes non confundit, la Speranza non delude (san Paolo, Romani 5, 5).
Nell’anno giubilare, sarà visibile, per la prima volta, la Speranza eseguita nel 1870 da Leopoldo Maccari, Giuseppe e Antonio Radichi su cartone di Alessandro Franchi. La tarsia è di solito coperta, anche durante la scopertura, per permettere l’accesso alla Cappella del Voto, spazio sacro destinato al raccoglimento e alla preghiera. La figura riflette la tipica iconografia, che prevede la gestualità delle mani giunte al petto, lo sguardo rivolto verso l’alto e il significativo attributo dell’àncora di salvezza, a cui “ancorare” le speranze dell’umanità. Il simbolo della stabilità deriva da un passo di san Paolo, che invita all’afferrarci saldamente alla Speranza: “In essa infatti noi abbiamo come un’àncora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell’interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore” (Ebrei 6, 19-20).
Il titolo del percorso spirituale e simbolico si ispira al vaticinio della Sibilla Persica, che incontriamo nell’ultimo riquadro della navata di destra. Il disegno della sacerdotessa, che indossa un velo e sorregge un libro, è attribuito al pittore Benvenuto di Giovanni (1482). La profezia, iscritta sopra il leggio, deriva dagli Oracoli sibillini citati da Lattanzio nelle Divine Istituzioni e rinvia a uno dei miracoli compiuti da Cristo: “Con cinque pani soltanto e due pesci sazierà sull’erba cinquemila uomini. Raccogliendo gli avanzi, riempirà dodici panieri PER LA SPERANZA DI MOLTI”.