Presentazione in Biblioteca Comunale del volume su un senese del Quattrocento

La sua prima destinazione fu Damasco dove imparò a parlare correntemente l’arabo, tanto da entrare in contatto stretto con le autorità locali e con lo stesso sultano d’Egitto. Quando quest’ultimo ricevette la visita dell’ambasciatore di Gian Galeazzo Visconti il quale chiedeva di permettere il restauro della chiesa della Natività a Betlemme, fu proprio Beltramo Mignanelli a fare da interprete e da traduttore delle missive che il signore italiano e il sultano si scambiarono in quella occasione. La missione non andò a buon fine e Beltramo ne rimase addolorato, tanto che, quando alla fine della sua carriera di mercante e giramondo tornò a Siena, si fece affidare il beneficio della chiesa di Santa Maria In Bellemme (Bellemme è notoriamente la versione fonetica popolare e vernacolare di Betlemme), fuori porta Romana. Ma Beltramo non si fermò a Damasco. Da lì ripartì per viaggiare in Iraq, in Arabia e forse in Persia. Nel 1400 compì per la seconda volta il pellegrinaggio a Gerusalemme e da quelle terre (poi dall’Egitto, da Cipro e infine di nuovo da Damasco) fu testimone terrorizzato dell’avanzata di Tamerlano che stava conquistando a rotta di collo le terre islamiche. A Siena tornò nel 1403, abbracciando la carriera politica e diplomatica restando coinvolto in una fallita sommossa che gli costò cara, prima di ricominciare la sua ascesa legato, questa volta, alla curia pontificia, al seguito della quale partecipò, nel 1415, al Concilio di Costanza. Proprio a Costanza, Beltramo redasse due memorie storiche, dedicate, l’una, alla figura del sultano d’Egitto Barquq con il quale aveva avuto contatto diretto, e l’altra alle gesta di Tamerlano. Sempre a Costanza fu redatta anche la sua narrazione del concilio che, nel 1417, elesse papa Martino V. Tornato di nuovo a Siena ricoprì ancora ruoli amministrativi e diplomatici, prima di mettersi di nuovo al servizio di un pontefice, Eugenio IV, per il quale redasse opere scientifiche nelle quali Beltramo dimostrò di saper attingere agevolmente a testi latini, arabi, ebraici e greci, grazie a una robusta conoscenza di queste lingue. Morì ottantacinquenne nel 1456 e fu sepolto nella tomba di famiglia in San Domenico.
A ricostruire la figura e a analizzare le principali opere di Beltramo Mignanelli è stata una giovane studiosa, Nelly Mahmoud Helmy, formatasi nell’università di Padova, la quale ha consegnato la vicenda di questo non secondario personaggio a un volume (“Tra Siena, l’Oriente e la Curia. Beltamo di Leonardo Mignanelli e le sue opere”) stampato a Roma dall’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo. Il lavoro della Mahmoud Helmy sarà presentato lunedì 31 marzo alle 17 nella sala storica della Biblioteca Comunale, per iniziativa dell’Accademia Senese degli Intronati, del Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali e della biblioteca comunale stessa. Ne discuteranno con l’autrice Duccio Balestracci, dell’Università di Siena, e Franco Cardini, dell’Istituto Italiano di Scienze Umane.