“Il teatro, per come lo conosciamo noi, nasce nello stesso contesto culturale in cui si cominciava a ragionare di spazio pubblico e di democrazia"

SIENA. “Il teatro, per come lo conosciamo noi, nasce nello stesso contesto culturale in cui si cominciava a ragionare di spazio pubblico e di democrazia.
Proprio essendo nella sua natura profondamente anarchico il teatro era ed è lo strumento con cui la polis, la città, guarda in faccia a sé stessa, si autorappresenta per vivere l’illusione collettiva di conoscersi.
E’ strumento ed allo stesso tempo espressione di una comunità che non si accontenta della prima immagine che gli viene restituita di sé ed indaga, indaga, indaga. La borghesia, in tempi relativamente recenti (da meno di due secoli), ha cercato di ridurre il teatro ad una forma di intrattenimento. Ma il teatro è l’opposto dell’intrattenimento, il teatro rifiuta di trattenere, di tenere fermi, di distrarre. Intrattenere è un termine orribile. Il teatro nasce ed è tale quando mette in movimento, magari in fuga, di certo genera azione. Si confonde il ridere con l’essere intrattenuti; ma il ridere è rivoluzionario, peccaminoso, sconquassa il corpo, lo deforma, fa perdere il controllo; essere intrattenuti assomiglia piuttosto all’essere sedati. Si intrattengono i bambini rumorosi, si cerca di intrattenere i pazzi, quelli che danno fastidio. L’intrattenimento è uno strumento di chi detiene il potere per far stare gli spettatori composti, buoni, sazi; l’intrattenimento è antipolitico e se ne vanta. Il teatro è sempre un atto politico; chi crede di fare un teatro non politico è semplicemente ignaro di quello che sta facendo e gli ignari sono pericolosi, sempre molto di più dei consapevoli, nel bene e nel male. Nel tempo in cui stiamo vivendo, dimenticarsi di questo, vuol dire togliere al teatro la sua natura, una delle poche cose che può agire sull’immaginario del mondo e contribuire al cambiamento, sebbene piccolo. In Bottega, il cui accesso prevede l’accettazione di un codice etico oltre che uno scegliersi reciprocamente tra allievo e maestro, ci si ricorda ogni istante che il teatro non può fare una rivoluzione, ma che si entra in sala credendo fermamente di poterla fare.”
Racconta Francesco Chiantese nel libretto di sala dello spettacolo, ripensando a questo percorso nato circa 25 anni fa, piccolo, piccolissimo, ma che dialoga costantemente con alcune delle più importanti realtà del teatro italiano.
Assedio vede in scena i 26 allievi della Bottega (per la prima volta quest’anno la Bottega teatrale ha ammesso più di 15 allievi, dividendoli in due classi) alle prese con una scrittura originale nata dagli stimoli della tragedia “Sette a Tebe” di Eschilo il cui cuore è un coro greco composto da giovani donne che assistono, senza prendervi parte direttamente, allo scontro tra due eserciti di fratelli. Qui, il giovane coro, (composto da donne ed uomini, però) si fa capro espiatorio della violenza fratricida, rifiutandola a costo della propria vita, e spingendo la tragedia greca fino al suo ribaltamento in modo che possa liberare il “rito” di cui è originale contenitore.
Lo spettacolo è il risultato di nove mesi di ricerca teatrale e studio fatto dagli allievi assieme al maestro con lo stile che Bottega Teatrale porta avanti da sempre; un dialogo diretto, delle relazioni pedagogiche, la cura reciproca e la costruzione di uno spazio protetto dov’è consentito mettersi in gioco e sperimentare il proprio teatro in serenità e nel rispetto della propria fragilità meravigliosa. Ha la forma di spettacolo, si legge, ma è ancora pedagogia, formazione, è il momento in cui ad essere formativa è la relazione con lo spettatore, l’atto teatrale.
Accanto allo spettacolo, quest’anno, la Bottega teatrale ha realizzato anche una piccola rivista dal nome “Inciampi” che contiene riflessioni, intuizioni ed appunti degli allievi a partire dalla pratica teatrale di Bottega.
La rivista è stampata in solo 150 copie numerate di cui 100 saranno a disposizione degli spettatori che vorranno acquistarla.
Sarà inoltre possibile vedere, per la prima volta, un breve documentario di Francesca Guglielmi e Francesco Chiantese “Tenere acceso il fuoco” sulla pratica di Bottega; un viaggio nell’intimità del lavoro di sala fatto per provare a raccontare e raccontarsi, ma anche per condividere la bellezza di chi rende viva questa pratica.
L’ingresso agli spettacoli, con prenotazione obbligatoria dal sito www.bottegateatrale.it, è ad offerta libera per tutti i soci della Corte dei Miracoli/Spazio Livi. Prima dello spettacolo sarà possibile ai soci bere qualcosa al bar e mangiare qualcosa al punto di ristoro. Chi non è socio della Corte dei Miracoli, potrà farlo sul posto, contribuendo alla vita del vero polmone culturale della città.