Dal 21 novembre al 3 maggio Siena ospita una grande retrospettiva su Armando Testa, il genio visionario che ha rivoluzionato la comunicazione visiva italiana
SIENA. “Guardi un lavoro di Armando Testa e credi di averlo compreso, ma subito ti accorgi che c’è dell’altro: una piega inattesa, un senso che si ribalta. È la cifra della sua opera: una rivelazione che diventa meraviglia”. Così Gemma De Angelis Testa spiega l’espressione giocosa che accompagna il titolo della mostra.
Dal 21 novembre 2025 al 3 maggio 2026, il Palazzo delle Papesse di Siena ospita una grande retrospettiva dedicata a Armando Testa (1917–1992), a cura di Valentino Catricalà e Gemma De Angelis Testa, prodotta da Opera Laboratori in collaborazione con Galleria Continua e Testa per Testa S.r.l.
Come sottolinea Valentino Catricalà: “Scrivere su Armando Testa non è impresa facile. Quale altro personaggio fondamentale della cultura italiana può essere paragonato a lui? Cos’è Testa? Siamo sicuri che sia solamente un grande e geniale pubblicitario? Ecco, questo testo e questa mostra vogliono scardinare proprio tale impostazione…”.
La mostra riunisce circa duecento opere tra manifesti, dipinti, installazioni, sculture, fotografie, materiali audiovisivi, i segni preparatori e di ricerca, offrendo un ritratto a tutto tondo di chi fu non solo il più celebre pubblicitario italiano, ma anche artista, grafico e inventore di linguaggi visivi radicalmente nuovi. Un’attenzione particolare è riservata all’aspetto audiovisivo: in alcune sale chiave, televisori a tubo catodico riproducono caroselli e filmati d’epoca restituendo la forza multisensoriale di un linguaggio innovativo e immersivo. L’esposizione mette in luce come le intuizioni comunicative di Testa siano spesso nate da un processo creativo che partiva dall’arte per trasformarsi in linguaggio universale, capace di parlare a tutti. Testa ha reinventato la comunicazione visiva, trasformando il vedere in un’esperienza altamente coinvolgente. Non a caso, Gillo Dorfles lo definì un “visualizzatore globale”.
Cuore concettuale del percorso è la “nicchia” situata al secondo piano, interamente ricoperta da oltre 400 disegni: un flusso ininterrotto di forme che restituisce visivamente il processo creativo di Testa, la sua inesauribile vena immaginifica. Un’altra installazione-chiave è allestita nello spazio del caveau, dove la celebre Lampadina Limone (1968) è esposta in un ambiente completamente buio, illuminata da un unico spot: qui l’opera diventa la metafora dell’intuizione geniale.






