
SIENA. Sabato 17 maggio per la quarta edizione di CORTEMPORANEA a Palazzo Chigi Zondadari dalle 18.00 alle 21.00 inaugurazione di Earth, Coral, Clouds, la prima mostra personale in Italia dell’artista sudafricana Bianca Bondi, attualmente borsista presso Villa Medici a Roma 2024-25 e nominata per il Prix Marcel Duchamp 2025. La mostra resterà aperta fino all’8 dicembre.
Bianca Bondi trasforma il cortile e le sale del palazzo in un intreccio dinamico di forme organiche e inorganiche in continua mutazione. Il titolo Earth, Coral, Clouds è ispirato a Dark Ecology del filosofo e teorico Timothy Morton, un testo che sfida il pensiero ecologico convenzionale e invita a confrontarsi con il buio, l’ignoto e le scomode verità della nostra esistenza nel mondo naturale. Seguendo questa filosofia, Bondi presenta una serie di interventi site-specific che dialogano con la ciclicità del tempo attraverso processi di cristallizzazione, ossidazione e trasformazione chimica. In dialogo con gli affreschi e le decorazioni del palazzo che evocano una coesistenza tra mondo naturale, mitico e umano, l’artista rielabora il potere dei rituali antichi e di materiali carichi di memoria, dando vita a fragili ecosistemi in cui gli elementi si accumulano e si trasformano nel tempo, mettendo in discussione lidea stessa di stabilità.
Affascinata dalla botanica e dall’alchimia, Bondi prosegue la sua indagine sui cicli di vita e morte, sui rituali e sulle modalità di abitare gli spazi. Lavorando con soglie e spazi liminali, introduce i suoi materiali distintivisale, acqua, muschio e ramein nuove creazioni che suggeriscono una forza vitale invisibile ma presente. Il sale, ricorrente nelle sue opere, agisce sia come conservante che come agente di decadimento. L’acqua, sospesa tra liquidità ed evaporazione, richiama la natura effimera delle nuvole. Il corallo, organismo vivente e al contempo struttura geologica, diventa metafora di trasformazioni lente e impercettibili.
Per Earth, Coral, Clouds, Bondi ha concepito tre interventi immersivi e site-specific, che tessono un racconto tra il cortile, il salone da ballo e la sala da pranzo. Nella corte, Procession for the lost and found (2025), una composizione sospesa di fiori e crocifissi bruciati, evoca un rituale fluttuante un’offerta all’invisibile. Le forme in bilico richiamano il delicato equilibrio tra offerte votive e tracce di devozione, tra presenza e assenza. I crocifissi alludono ai cicli di distruzione e rinascita, mentre i fiori introducono gesti di cura e memoria. Corde tese tra questi elementi suggeriscono legami tra mondi diversiil terreno e lultraterreno, il vivente e il trascendente.
Nel salone da ballo, The Nymphaeum (2025), una grande vasca di acqua salata turchese riflette e distorce la luce, fungendo da soglia elementare in cui lacqua diventa sia contenitore che specchio. L’installazione, che richiama tanto una coppa rituale quanto un antico ninfeo, canalizza la relazione ancestrale tra acqua, rito e trasformazione. Più avanti, nella sala da pranzo, What grows after us (2025), si sviluppa sotto un soffitto decorato con cieli stellati: un tavolo da banchetto appare sopraffatto dal tempo, con merletti e minerali che si fondono in una reliquia sospesa tra passato e futuro.
Nelle stanze del palazzo vetrine (Bloom) e cabinet emergono come portali, creando un filo conduttore tra le installazioni: contengono oggetti cristallizzati, frammenti di natura preservati che sembrano insinuarsi negli interni, come se il mondo organico stesse lentamente reclamando lo spazio.
Per la mostra Earth Coral Clouds (terra, corallo, nuvole) – spiegano le curatrici Fiammetta Griccioli e Cloé Perrone – Bianca Bondi, con le sue opere, si insinua negli spazi di Palazzo Chigi Zondadari entrando in dialogo simbiotico con liconografia allegorica dei soffitti e delle pareti del Palazzo settecentesco. La natura è al centro della pratica dellartista che, con materiali come sabbia, sale, muschio, e fiori, da vita installazioni capaci di trasformarsi nel tempo, sfidando limmutabilità dello spazio circostante. Il lavoro di Bondi si distingue per un approccio radicale ai materiali impiegati che mutano attraverso antichi processi alchemici realizzando opere dove si incontrano saperi ancestrali e nuovi rituali. Lartista riflette sulla ciclicità dellesistenza umana e sulle urgenze del presente: dalla perdita di senso collettivo alla fragile relazione con il nostro ecosistema.