
di Paola Dei
VENEZIA. Inizia il conto alla rovescia per la 78 Mostra d’Arte cinematografica di Venezia, fra film strepitosi e interpretazioni degne di nota.
Dopo Sorrentino, arriva Gabriele Mainetti, regista di “Lo chiamavano Jeeg Robot”, con un’altra straordinaria opera: “Freaks Out”, l’immaginazione diventa realtà e niente é come sembra. Primo blockbuster della storia del cinema italiano con Claudio Santamaria, Pietro Castellitto e Giorgio Tirabassi, il film ci mostra straordinarie creature che lavorano nel Circo e possono trasformare in magia piccoli gesti quotidiani ma, dopo la scomparsa del proprietario, vengono messi a confronto con la realtà cruda e crudele della seconda guerra mondiale. Capace di utilizzare la risata di superficie con il vissuto doloroso che questa si porta dietro, Mainetti si conferma un regista di tutto rispetto. I suoi film partono da Roma e dall’Italia ma toccano temi universali con la capacità che in molti gli hanno riconosciuto, di navigare emotivamente in temi che arrivano alle corde più profonde di ognuno di noi portandoci a contatto con il nostro bambino interiore. Lo stesso Mainetti dice che: “Mario Monicelli si ispirava alla commedia dell’arte”, E quella commedia è fatta di archetipi che le maschere sintetizzano. Nella galleria di “mostri” che Freaks Out dichiara di essere fin dal titolo, ognuno è già visivamente una maschera, della quale dobbiamo però scoprire l’umanità sottostante, “e lavorare sulla tridimensionalità dei personaggi: come in Jeeg Robot, dove c’erano maschere tragiche che fanno ridere”. Il film distribuito da 01 Distribution uscirà nelle sale a brevissimo, nel mese di settembre, ed è consigliatissimo non perderlo.
Un’altro film che è riuscito a catturare l’attenzione degli spettatori è “Il buco” di Michelangelo Frammartino. Uno sguardo dal basso verso l’alto capace di catturare la bellezza e restituircela con immagini straordinarie che raccontano l’Abisso di Bifurto nel Parco del Pollino in Calabria. L’Abisso ha una profondità di 687 metri sottoterra e il Gruppo speleologico piemontese lo raggiunse nel 1961 partendo dalla Stazione Centrale di Milano alla conquista della seconda approfondita assoluta del tempo.
Sia Leonardo Di Costanzo con “Ariaferma” che Michelangelo Frammartino con “Il buco” utilizzando le dimensioni di spazio e tempo costruendo capolavori.
Alla Mostra del Cinema di Venezia Frammartino è arrivato sul red carpet con il gruppo di speleologi interpreti del film in tenuta da missione originale.
Proseguono anche le proposte delle sezioni Giornate degli autori, Settimana della Critica, Fuori Concorso e Orizzonti. Oggi è stata la volta di “El gran movimento” diretto da Kiro Russo. Una storia struggente che racconta le vicende del giovane Elder, deciso a lottare per il proprio lavoro, ma con una salute sempre più cagionevole.
Nella sezione Biennale College è stato invece presentato il film: “ Nuestros Dias mas felices” diretto da Sol Berruezo Pichon-Rivière. Storia di una settantenne che si ritrova improvvisamente nel corpo di una bambina.
Per Notti veneziane è stato presentato “Hugo in Argentina” di Stefano Knuchel, storia di un fumettista italiano che sbarca a Buenos Aires con il sogno di raggiungere gli Stati Uniti, per poi scoprire che la sua America è proprio l’Argentina. Il fumettista è Hugo Pratt.
È probabile che molti di questi film non arrivino mai nelle sale cinematografiche ma, qualora venissero distribuiti, sono decisamente un bell’incentivo per ripartire alla grande con la cinematografia internazionale,