Il poggibonsese era già noto ai militari per reati di questa natura

SIENA. Nuovo caso di stalking scoperto e “fermato” dai Carabinieri di Siena. Proprio all’indomani della Giornata Internazionale contro la violenza di genere, un episodio che ha visto una donna vittima di una relazione “malata” del suo compagno.
I fatti risalgono alla notte appena trascorsa. I Carabinieri di Siena Centro hanno arrestato in tarda serata D.M.S. classe ’82, residente a Poggibonsi, legato sentimentalmente ad una giovane senese. Corposi i capi d’accusa: atti persecutori, violenza privata continuata, sequestro di persona e violenza sessuale.
Diversi infatti risulterebbero i messaggi minacciosi giunti sul telefonino della fidanzata e le minacce orali dalla stessa denunciate, oltre a diverse angherie subite tra cui anche una privazione della libertà personale per alcuni giorni patita dalla ragazza. L’arrestato, del resto, risulta essere già noto alle forze dell’ordine, per accuse simili rivolte alla sua persona.
Ieri sera (25 novembre) all’ennesimo tentativo di entrare con la forza nella casa della fidanzata è stato immediatamente bloccato dai Carabinieri che lo attendevano sotto l’abitazione, dopo che, nella stessa giornata, la ragazza aveva denunciato per l’ennesima volta le angherie subite, ben sapendo che il D.M. si sarebbe presentato da lei all’imbrunire.
A completare il quadro, inoltre, a seguito di perquisizione personale e domiciliare, il giovane è stato trovato in possesso di un’arma da taglio e di una pistola a salve priva di bollino rosso, più vario munizionamento a salve per la stessa arma. Attualmente associato alla casa circondariale di Siena è in attesa di giudizio.
Un messaggio dei carabinieri, che serve per spingere le vittime ad uscire dal silenzio e a trovare il coraggio di denunciare questo genere di angherie: ” Nella speranza che tali arresti possano far nascere nelle persone un sentimento di maggiore autostima, nella consapevolezza che chi indossa la divisa è qui per servire e aiutare tutti coloro che hanno una difficoltà, e certamente non per giudicare le sevizie subite. Perciò, un eventuale sentimento di vergogna, non fa altro che alimentare questi fenomeni di violenza, anziché aiutarci a sconfiggerli”.