
SIENA. Da Bruno Valentini riceviamo e pubblichiamo.
“Oggi cominciano le sedute del Consiglio Comunale dedicate alla valutazione del Piano Operativo, lo strumento urbanistico che dovrebbe essere il disegno strategico di sviluppo della città mentre invece è solo una somma di interventi edilizi, confusa e sproporzionata. In realtà, il Piano non sarà approvato nei prossimi giorni, perchè le contestazioni fatte dalla Regione sono state talmente tante che per l’approvazione si dovrà attendere un ulteriore passaggio, successivo alla votazione sulle singole osservazioni che si farà in Consiglio. Nonostante tutto il lavoro propedeutico e gli incarichi professionali assegnati dalla precedente Giunta, dopo metà mandato il Piano Operativo non c’è ancora e la promessa di semplificazione non verrà mantenuta, così come denunciato proprio in queste ore dall’Ordine degli Architetti.
Certo non è stato il confronto partecipativo ad aver rallentato i lavori, perchè non è stata fatta neanche un’assemblea pubblica, in contrasto con la legge urbanistica toscana che stabilisce obblighi di trasparenza che a Siena non sono stati finora rispettati.
Certo non è stato il confronto partecipativo ad aver rallentato i lavori, perchè non è stata fatta neanche un’assemblea pubblica, in contrasto con la legge urbanistica toscana che stabilisce obblighi di trasparenza che a Siena non sono stati finora rispettati.
Leggendo le critiche avanzate dalla Direzione Urbanistica della Regione, il quadro è sconfortante perchè si denuncia l’incertezza del “dimensionamento sostenibile”, ovvero la mancanza di motivazioni chiare e condivisibili sul perchè si dovrebbero autorizzare così tanti nuovi interventi edilizi. La Regione scrive che “l’inserimento nel piano di un numero così elevato di medie strutture di vendita , in modo apparentemente disordinato, sembra delineare la mancanza di una strategia, limitandosi alla mera raccolta delle richieste dei privati”. Inoltre l’aggregazione di supermercati vecchi e nuovi “potrebbe determinare una situazione da grande struttura di vendita” (un ipermercato), che deve essere pianificata in modo diverso, con valutazione dei flussi di traffico, come osservato dalle associazioni di categoria.
Gli Uffici Regionali bocciano anche ben quattordici previsioni residenziali in varie parti del territorio, perchè “sembrano localizzate in modo casuale e non se ne comprende il disegno strategico”, da Vico Alto ad Isola, dalla Coroncina a Ravacciano, da Malizia a viale Bracci, da Istieto a Sant’Andrea. La Regione aggiunge che la “modesta” realizzazione delle potenzialità edificatorie degli strumenti urbanistici degli ultimi 13 anni e gli “indicatori di crescita stazionaria” rendono poco giustificabili i nuovi volumi ipotizzati nel Piano. L’unica cosa che la Regione condivide davvero è il cosiddetto “perimetro del territorio urbanizzato”, cioè il confine entro il quale si possono prevedere nuovi insediamenti abitativi, che in realtà fu adottato dal precedente Consiglio, in base a criteri di salvaguardia delle campagne e di limitazione del consumo di nuovo suolo, che l’attuale Amministrazione fortunatamente non ha avuto il coraggio di sfondare, pur avendone avuto la tentazione.
Concludendo, l’istituzione regionale che sovrintende alla pianificazione urbanistica comunale ha espresso giudizi severi sul Piano Operativo del Comune di Siena, confermando le perplessità avanzate a suo tempo dalle forze di minoranza. Pertanto, la maggioranza sta per approvare un Piano sbagliato e contraddittorio, non a caso sviluppatosi in modo opaco. Per di più, senza considerare il cambiamento strutturale del quadro economico e sociale, dopo gli sconvolgimenti della Pandemia, che probabilmente ridurrà il numero degli studenti fuori sede che frequenteranno le Università italiane, rendendo eccessive le previsioni di nuovi studentati, fra l’altro di natura privatistica invece che pubblici.
L’ultima incongruenza riguarda l’elevata incidenza di opere pubbliche da realizzare da parte dei lottizzanti, “in cambio” delle concessioni edificatorie ricevute. Questo intreccio fra interessi pubblici e privati non può essere la giustificazione per costruire nuove case od edifici e bisogna anche tener conto che la stragrande maggioranza degli interventi pubblici messi a carico dei privati (in aggiunta al pagamento degli oneri di urbanizzazione) nel Regolamento Urbanistico scaduto non sono state mai realizzate perchè la crisi del mercato edilizio non consente più margini economici tali da sovraccaricare le varie iniziative con ulteriori costi”.