Piccini: "Così chi critica duramente dimostra di amare poco la città"
di Pierluigi Piccini
SIENA. Nel messaggio di auguri natalizi rivolto alla città, il sindaco di Siena sceglie un linguaggio inclusivo e conciliante, richiamando il valore della comunità, dell’unità e del rispetto reciproco. È proprio in questo tono apparentemente neutro che avviene uno spostamento decisivo: dalla politica alla morale.
Spostare il discorso sul piano morale significa togliere alla politica il suo terreno naturale: le scelte, i conflitti, le responsabilità. Se la critica diventa una questione di atteggiamento – affetto, rispetto, tono – allora non conta più ciò che si contesta, ma il modo in cui lo si fa. E chi governa smette di rispondere nel merito.
In questo schema, chi critica duramente non è qualcuno che pone un problema politico, ma qualcuno che dimostra di amare poco la città. Il dissenso non è più legittimo in sé: deve prima certificare le proprie buone intenzioni. È un ribaltamento sottile ma potente, perché sposta il confronto dal piano pubblico a quello morale e mette chi contesta in una posizione difensiva. E quando la politica diventa un giudizio sulle intenzioni, smette di essere verificabile: non si discutono più decisioni, ma sentimenti.
La comunità, evocata come valore etico, diventa così il luogo della concordia (Augusto Paolo Lojudice) e non del confronto. Ma una città viva non è quella dove tutti si vogliono bene: è quella dove le decisioni sono discutibili, verificabili, reversibili. Quando l’unità viene usata come argomento, spesso serve a evitare le domande scomode.
Quando la politica chiede comprensione invece che giudizio, non sta cercando partecipazione. Sta cercando indulgenza.






