Piccini: "L'accordo imponeva il recupero del PalaSclavo come condizione per costruire studentato e parcheggi"

di Pierluigi Piccini
SIENA. Quella che la giunta presenta come “svolta storica” per l’area di viale Sclavo è, in realtà, un regalo a qualcuno e un colpo all’interesse pubblico.
La variante urbanistica spezza il legame che imponeva il recupero del PalaSclavo come condizione per costruire studentato e parcheggi. Si consente così di partire subito con ciò che genera profitto, lasciando alla città l’onere economico e politico della parte più costosa: l’adeguamento sismico o la ricostruzione del palazzetto.
Si parla di “flessibilità”, ma è semplicemente la rinuncia a una visione complessiva. Il comparto viene smembrato in interventi indipendenti, e il risultato sarà un’area dove sorgono nuovi edifici e parcheggi accanto a un palasport che rischia di restare insicuro, sottoutilizzato o addirittura da demolire, senza un progetto alternativo pronto.
È un’operazione che trasforma un bene pubblico in una rendita privata. Ogni metro cubo edificato in quella zona aumenta il valore del suolo: se questo vantaggio non è vincolato a finanziare un nuovo polo sportivo, significa scegliere di favorire qualcuno, non i cittadini.
Un’amministrazione responsabile avrebbe imposto una condizione chiara: niente studentato né direzionale senza un progetto definitivo e finanziato per il palazzetto, con tempi certi e coperture garantite. Qui si è scelta la via più comoda, lasciando allo sport senese il rischio di restare senza una casa.
Il Consiglio comunale ha ancora l’opportunità di correggere la rotta: vincoli chiari, cronoprogramma certo e garanzie economiche prima di concedere al privato di edificare.
Se questa occasione verrà persa, la variante passerà alla storia come il momento in cui Siena ha rinunciato al suo palazzetto per arricchire qualcuno.