"La zona dell’ex-campino di San Prospero andava fatta tornare area di sosta pubblica per auto, biciclette e moto, magari recuperandone una parte per i servizi igienici"

SIENA. Sui lavori all’ex “campino” di San Prospero avremmo qualcosa da dire. Come prima cosa, impossibile non chiedersi perché i pullman turistici devono proprio approdare qui, in una zona già critica sia come viabilità che come parcheggi, adiacente al centro storico. Pensiamo agli abitanti di San Prospero, che vedevano nell’area dell’ex-campino, da qualche decennio trasformata in parcheggio libero, come opportunità di sosta per le proprie auto, così come per i pendolari che lavorano in centro.
La decisione di far arrivare qui i pullman turistici è frutto di una decisione politica di più o meno 10 anni fa che si è dimostrata, nel tempo, insensata: non tanto per la mancanza di adeguati servizi di accoglienza, come bagni o altre attività di ristoro, quanto per l’aumento del traffico in Via Vittorio Emanuele e arterie circostanti, zone già pesantemente congestionate, dato proprio dai grandi pullman turistici.
Speravamo, onestamente, che la Giunta Fabio volesse alleggerire il traffico attorno al centro storico, in particolare quello dei mezzi ingombranti: a quanto pare, si prosegue con questa miopia che danneggia prima di tutto i cittadini e chi lavora a Siena.
Miopia, sia chiaro, che fa il paio con i problemi ancora ben presenti nella zona di Fontebranda e Fagiolone, che nella nostra idea di accoglienza turistica dovrebbe essere luogo privilegiato (e prioritario) per l’arrivo dei bus turistici, da dove far scendere i gitanti, offrire loro servizio di ristoro e servizi igienici e poi accompagnarli, lungo una via Esterna di Fontebranda adeguatamente messa in sicurezza, fino al centro città, rivalutando tutta l’area commerciale degli ex-macelli e adiacente risalita.
La zona dell’ex-campino di San Prospero andava fatta tornare area di sosta pubblica per auto, biciclette e moto, magari recuperandone una parte per i servizi igienici (di cui Siena ha una forte carenza), ma tenendo fuori dalla Fortezza e zone limitrofe i bus turistici.
Peraltro, ci permettiamo un appunto conclusivo sulla qualità del turismo che arriva su questi bus: orde di gitanti con l’aria smarrita e frastornata che vagano qualche ora per Siena per poi proseguire verso chissà quali mete, dalle dubbie ricadute economiche sulla città.
Era davvero così necessario, quindi, investire denari pubblici per sostenere questo tipo di turismo?
Ahoy!
Siena Pirata