Piccini: "La soluzione non è spegnerle ma alzarsi"
SIENA. Da Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo.
“Il 2025 sta per chiudersi e lascia a Siena un quadro più fragile del previsto. La città arretra negli indicatori economici e sociali, i consumi rallentano e il lavoro mostra crepe ormai strutturali. Le vicende Beko e Pam non sono episodi isolati, ma segnali di un sistema che fatica a garantire stabilità e prospettive.
In questo contesto anche il cardinale Lojudice ha fatto sentire la sua voce. Ha incontrato lavoratori colpiti dalla crisi e partecipato a momenti di solidarietà, invitando la città a non “dormire sugli allori”. In una recente omelia, però, ha criticato chi critica, richiamando alla necessità di non scivolare nella lamentazione sterile. Un invito legittimo, ma che non deve far dimenticare che la critica, quando nasce dal senso di responsabilità, aiuta una comunità a guardarsi con onestà. La tradizione cristiana lo riconosce: da Matteo 18 ai profeti, il richiamo fraterno serve a correggere e costruire, non a dividere.
Lojudice non è comunque il solo a segnalare i nodi irrisolti della città. Da tempo sindacati, volontariato, scuola, università e categorie economiche indicano fragilità sempre più evidenti. Le loro voci non sono espressioni di pessimismo, ma tentativi di mettere a fuoco ciò che non funziona. Il problema non è chi parla, ma la tendenza a lasciare che tutto cada nel vuoto, finché la situazione non esplode.
Siena reagisce con generosità quando l’emergenza è sotto gli occhi di tutti, come dimostrano la partecipazione intorno al caso Pam e il coinvolgimento nella vicenda Beko. Manca però una continuità, una direzione condivisa che trasformi queste mobilitazioni in un percorso stabile. La città continua a muoversi più per scatti improvvisi che per programmazione, e questo oggi non basta più.
Il 2026 porterà con sé il Giubileo francescano, che può rappresentare uno stimolo simbolico, ma non sarà un evento in grado di risolvere da solo ciò che ci trasciniamo dietro da anni. Le ricorrenze offrono occasioni, non soluzioni: le soluzioni richiedono volontà politica, responsabilità sociale e un confronto reale, non celebrativo.
Le sveglie in città suonano da tempo, e non provengono da una sola voce. La domanda vera è chi ha intenzione di ascoltarle e soprattutto di alzarsi. Siena non ha bisogno di silenziare i richiami, ma di riconoscerli e trasformarli in decisioni. Solo così potrà cambiare davvero passo”.






