SIENA. Da Claudio Marignani (Sena Civitas) riceviamo e pubblichiamo.
“In alcune vie del centro storico di Siena gli affitti di “alcuni” fondi commerciali non accennano a diminuire. Neppure davanti alle serrande abbassate o alla crescente diffusione degli acquisti online. Il Comune ha messo in campo gli strumenti possibili: fra gli altri un regolamento che aiuta le nuove attività, tutela le botteghe storiche e, ove possibile, limita le aperture di alcune categorie merceologiche e dei negozi “copia e incolla”. Un lavoro serio. Ma ci sono aspetti che neanche il miglior regolamento può toccare: i subentri e i canoni troppo elevati.
E qui entrano in scena i veri protagonisti: “quella parte” di proprietari che non hanno necessità economiche, o che sono forse convinti di vivere ancora nell’epoca d’oro di Siena, quando tra banca e fondazione sembrava che il denaro piovesse dal cielo.
Oggi la città ha cambiato passo… ma i prezzi no. Anzi, Siena ha il triste primato, negli ultimi due anni, del caro vita più alto d’Italia, con gli affitti di alcuni fondi in centro a livelli stellari (si parla di punte che arrivano a toccare i 2.700 euro al mq/anno), che non calano neppure davanti a saracinesche chiuse e vetrine vuote. Risultato? Chi può aprire un’attività in centro sono spesso grandi gruppi, oppure chi può pagare molto pur vendendo poco.
Ma per far capire cosa si rischia a Siena basta un esempio: Prato.
Prima, gli immobili dell’area oggi in mano ai cinesi valevano come gli altri. Poi è arrivato un iniziale degrado, forse voluto, e a catena: svalutazione, affitti sempre più bassi, proprietari costretti a vendere abitazioni e negozi a prezzi da saldo. Per non parlare della malavita. A qualcuno, nei casi peggiori, è andata persino peggio.
Fine della storia: chi ha guardato solo il guadagno immediato ha perso quasi tutto, perché se una zona si svaluta, si svalutano anche gli immobili. La domanda allora è una sola: conviene davvero tenere un fondo sfitto per anni, o affittarlo solo a chi può permetterselo anche se vende “pattumaglia”? Perché un centro storico non vive di cifre, vive di persone. Se le persone se ne vanno, le attività chiudono, gli immobili perdono di valore, la storia è segnata e anche i migliori progetti stentano a portare benefici. Siena può tornare forte solo se chi la compone – tutti – remano nella stessa direzione: quelli che “subiscono” il caro vita, ma anche quelli che hanno avuto (e in parte hanno) ritorni economici importanti”.