Gabriella Guàiti stigmatizza l'indifferenza con cui viene trattato il problema

SIENA. Gabriella Guàiti, cioè “la libreria Becarelli”, ha affidato a fb un messaggio amareggiato, dopo il nuovo danno subito.
“Voglio ringraziare tutti quanti per gli innumerevoli messaggi di vicinanza, pubblici e privati, ricevuti in questi giorni.
Naturalmente non abbiamo idea di chi sia stato e non ho pensato, come invece hanno fatto molti di voi, a un accanimento nei nostri confronti. Forse preferisco non pensarci.
Forse mi basta la profonda tristezza del vedere il degrado in cui sta precipitando questa città.
Una città che ho amato incondizionatamente dal primo giorno che l’ho vista e che mi ha accolto, quasi trent’anni fa quando ho dovuto trasferirmici per ragioni familiari, nel modo migliore possibile e che certo non immaginavo al momento del temutissimo trasferimento da Milano a una piccola realtà del centro Italia, per quanto prestigiosa e conosciuta in tutto il mondo.
Che cosa è cambiato in questi anni? Che cosa ha reso possibile questa pessima trasformazione?
Le risse, gli atti di vandalismo e i furti che si moltiplicano di giorno in giorno, neanche fossimo nel Bronx, sono il segnale più evidente di un disagio tangibile che non solo non viene studiato e conseguentemente affrontato, ma viene anzi alimentato quotidianamente dall’indifferenza, dal rifiuto e dalla stigmatizzazione ottusa delle fasce più deboli e sfortunate. Queste ultime si vorrebbero cancellare con la bacchetta magica ma, in sua imperdonabile assenza, si affrontano, incredibilmente, identificando qualunque problema col fenomeno immigratorio, armando i vigili, aumentando le pattuglie della polizia, utilizzando ronde dell’esercito e non so, sinceramente, con quale altro strumento punitivo o repressivo si intenda procedere nel prossimo futuro. Che una realtà così piccola e così ricca non sia stata capace di prevenire, con lo studio, l’accoglienza e le risposte sociali che anche il più misero e più datato dei manuali di sociologia politica mette a disposizione di tutti è davvero sconcertante. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere, direbbe il mio papà…”