
SIENA. Da Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo.
“Il Pd ha rinunciato a presentare il suo simbolo alle prossime suppletive. Decisione di cui prendere atto, che appartiene all’autonomia di quel partito. Ma è un fatto su cui conviene riflettere e capirne la portata. Non credo sia stata una scelta presa a cuor leggero, ma da quanto si può capire sembra in linea con quanto più volte affermato dal segretario del Pd: allargare il perimetro dello schieramento di centrosinistra e aggregare soggetti politici o movimenti che hanno difficoltà a rapportarsi al partito democratico.
È evidente che, al momento, non può che essere una formula elettorale, anche per l’assenza di un congresso che abbia definito i perimetri dell’azione politica e, soprattutto, i contenuti. Ecco, sono proprio questi ultimi che, in assenza dei simboli e delle linee operative che quei simboli rappresentano, a delineare i veri termini di un confronto e di una alleanza elettorale. Intanto, però, in assenza di una ipotesi che vada in questa direzione, resta sul piatto un solo partito. Eppure, le questioni non sono di poco conto: non faccio la lista perché sembra esserci grande consapevolezza di ciò di cui il territorio ha bisogno. C’è però minore contezza sul come fare, sulle garanzie e sui soggetti chiamati a costituire una alleanza sociale capace di innovare i processi anche decisionali e traguardare i nostri territori nel prossimo futuro. La campagna elettorale entra ora nel vivo: ascolteremo con attenzione ciò che ci proporranno i vari candidati e solo allora tireremo le somme.
C’è anche da capire se questa formula della non presentazione del simbolo del Pd e del tentativo di costituzione di una alleanza larga, sarà proposta anche per gli appuntamenti amministrativi che seguiranno la scadenza elettorale in corso. Se così fosse, molte cose che già agitano alcuni esponenti politici saranno inevitabilmente rimesse in discussione.