"La sfida di un progetto ambizioso per una città più forte"

SIENA. Dal Movimento Civico Senese riceviamo e pubblichiamo.
“Il capoluogo di provincia ogni giorno si comporta come una grande città: accoglie pazienti toscani e dell’intera penisola, studenti di diverse regioni, turisti da tutto il mondo. Mette a disposizione servizi pubblici, eventi culturali, lavoro. Ma fa tutto questo con le forze – e il bilancio – di una città di poco più di 50mila abitanti. Ed è qui che nasce il problema.
Siena è troppo piccola e troppo frammentata, rispetto al territorio che la circonda. I comuni vicini – Monteriggioni, Sovicille, Castelnuovo Berardenga, Asciano e altri – hanno un cordone ombelicale che li lega a Siena: molti degli abitanti che risiedono in questi comuni sono senesi, si sentono tali e vivono la città quotidianamente. La usano, la attraversano, godono di ciò che offre ogni giorno, pur non partecipando pienamente al suo destino né alle difficoltà che sono esplose per una politica miope dei tempi d’oro.
Siena paga da sola i costi di strade da manutenere, scuole da ristrutturare, servizi di pubblica utilità da gestire. E nel frattempo perde abitanti, risorse, occasioni.
Per troppo tempo ci si è cullati nell’illusione che tutto potesse andare avanti grazie al Monte dei Paschi e alla sua Fondazione. Quei flussi di denaro, che per anni hanno sostenuto il sistema cittadino, sono stati vissuti come una garanzia eterna. Invece, oggi sono un lontano ricordo. Il vero dramma è che gran parte di quelle risorse non sono state utilizzate per investimenti strutturali, infrastrutture moderne, collegamenti ferroviari, trasporti pubblici efficienti: la politica che per oltre 70 anni ha amministrato la città non ha mai realizzato scelte urbanistiche ed opere pubbliche che potessero dare nel tempo garanzie di lavoro.
Si è preferito lasciare la città in uno stato dí autoreferenzialitá ed isolamento, in una posizione di comodo per chi ne traeva vantaggi politici o economici. Siena è rimasta bella, sì, ma per merito degli avi; una città difficile da raggiungere, da vivere, da far crescere.
Oggi ne paghiamo il prezzo ed i rischi sono altissimi: pochi abitanti comportano minori fondi pubblici, meno peso politico, minori investimenti, meno servizi, poche opportunità per i giovani costretti a cercare altrove nuove occasioni. Ma questa situazione, frutto di una lunga assenza di visione, non è immodificabile. Ogni volta che si è parlato di un progetto di “Grande Siena”, si sono sollevati scudi per la paura di perdere identità, di cedere potere, di cambiare abitudini. E così si è perso tempo.
Di questi tempi non possiamo più permettercelo.
Pensare a una Siena più grande, più unita con i comuni del suo territorio, non è un sogno campanilistico. È una necessità per garantire servizi migliori, sviluppo economico, attrattività, qualità della vita. È un passo di maturità, non una rinuncia. E soprattutto, non deve essere una questione politica. È un tema che dovrebbe stare a cuore a chiunque ami Siena.
Già nel dopoguerra si parlava di una “Siena estesa”, capace di coordinare cultura, servizi, territorio. Negli anni Duemila fu riproposta l’idea con forme nuove: consorzi tra comuni, pianificazione urbana condivisa, progettualità integrata. Ma ogni volta, tutto si è fermato troppo presto.
Ora è il momento di riprendere un ragionamento e di farlo con coraggio a prescindere dalle appartenenze.
Perché una città che accoglie, che forma, che cura, che crea valore per tutta una provincia, non può restare rinchiusa nei propri confini amministrativi. Non si può continuare a chiedere a Siena di fare tutto da sola.
Se il Comune capoluogo avesse fatto una scelta analoga a quella recente di Pisa di uscire dalla locale società della salute, quasi sicuramente sarebbe successo quanto avvenuto nel pisano: lo scioglimento immediato del consorzio per l’impossibilità di mantenere un livello omogeneo di servizi socio-assistenziali. Molti comuni non potrebbero mantenere un livello dignitoso di servizi socio-assistenziali.
Allora, se il territorio ha bisogno di Siena, lo stesso territorio non può pensare che il capoluogo sia solo una mucca da mungere: il latte della Fondazione è finito, le rendite di posizione finiranno ed il rischio di ritrovarci a vivere in una città più piccola ed in un territorio più povero con servizi più scadenti è alto. La generosa Siena non lo merita e non lo meritano neppure i tanti senesi che sono e restano tali pur vivendo nel circondario”.