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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Lettera aperta del procuratore Salvatore Vitello

Il procuratore Salvatore Vitello

SIENA. Dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di SIENA riceviamo e pubblichiamo la seguente LETTERA APERTA a firma di Salvatore Vitello – Procuratore della Repubblica

“Alcuni giorni fa è stato pubblicato su una testata locale un articolo molto critico nei confronti degli uffici giudiziari di Siena, ritengo mio dovere intervenire pubblicamente al fine di rivendicare la correttezza della magistratura senese e del suo operato, contro ogni tentativo di discredito.

Innanzitutto una premessa sul ruolo del pubblico ministero.

La Procura è il luogo dove pervengono le notizie di reato. Le fonti possono essere pubbliche o private, o possono derivare da atti acquisiti in altri procedimenti o ancora dalla stampa che evidenzia o denuncia fatti di rilievo penale.

La notizia così acquisita genera un procedimento penale e innesca la sequela investigativa.

Nella Costituzione vi è un principio fondamentale, che si trova scritto all’art. 112, nel quale è stabilito, a garanzia della effettività del principio di uguaglianza, che il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale. Sul controllo dell’esercizio dell’azione penale, vigila il giudice delle indagini preliminari, chiamato ad esaminare le richieste di archiviazione del pubblico ministero, spesso nel contraddittorio delle parti, quando la persona offesa abbia chiesto di essere informata della richiesta di archiviazione.

Qualora il pubblico ministero ritiene di avere raccolto prove idonee a dimostrare la sussistenza di un reato e la responsabilità dell’autore, si apre la fase dibattimentale, nella quale si valutano le prove raccolte dal pubblico ministero nel contraddittorio fra le parti. Addirittura, per i fatti più gravi, vi è un vaglio del giudice dell’udienza preliminare, che decide se il materiale raccolto dal pubblico ministero è idoneo a sostenere l’accusa in giudizio.

Se all’esito del dibattimento si perviene ad una pronuncia di assoluzione che disattende la richiesta di condanna del pubblico ministero, il principio di obbligatorietà dell’azione penale impone, qualora le motivazioni della sentenza di assoluzioni non risultino condivisibili, di proporre impugnazione.

Ebbene, nel suddetto articolo il giornalista metteva insieme vicende giudiziarie ancora in itinere, processi definiti in primo grado sui quali è stato già proposto appello o le cui sentenze potranno essere impugnate (e probabilmente lo saranno), per sostenere un ipotetico fallimento della Procura, là dove in maniera tendenziosa, affermava: “… c’è da interrogarsi sulla magistratura inquirente, sulla montagna di accuse formulate nel corso degli anni e fino ad oggi gran parte di esse cadute fragorosamente nel vuoto lasciando macerie enormi sulla città, sulla vita degli indagati usciti “puliti” e senza risposte ai cittadini. “

La tendenziosità della domanda si coglieva nel passo successivo dell’articolo dove il giornalista, utilizzando un suggestivo paradosso, continuava a chiedersi “se questa città sia la nuova Corleone o se il Tribunale di Siena sia diventato il neonato Porto delle Nebbie oppure se l’ennesima bocciatura del lavoro dei pubblici ministeri della Procura di Siena sia di fatto la “condanna” di una caccia alle streghe”.

In questa implicita ma diretta accusa del giornalista sorprendeva l’omissione della opzione assolutoria, come un dato fisiologico che possa derivare dall’esito dibattimentale.

Desidero precisare che il ruolo pubblico ed imparziale dell’ufficio del p.m. ha grande rispetto e considerazione per il confronto dibattimentale e non ha nessuna pretesa di ritenere che l’esercizio dell’azione penale debba necessariamente concludersi con una sentenza di condanna (nella mia carriera e in quella dei sostituti dell’Ufficio è capitato di dover chiedere l’assoluzione anche quando abbiamo proceduto direttamente all’esercizio dell’azione penale). Sarebbe da stolti pensare di poter mantenere un atteggiamento accusatorio in presenza di prove che scagionano l’imputato.

A parte ciò mi preme chiarire soprattutto i fatti.

Sulla vicenda MPS il Tribunale di Siena è pervenuto alla sentenza di condanna su conforme richiesta del pubblico ministero, nei confronti dei tre imputati, per il reato di ostacolo all’attività di vigilanza.

Sono state depositate impugnazioni (anche dalla Procura perché la pena irrogata in primo grado è stata ritenuta inadeguata) e occorre serenamente attendere il giudizio di appello.

Sulle altre indagini MPS, a Milano vi è stato il rinvio a giudizio non solo per le vicende collegate all’acquisizione di Banca Antonveneta, ma anche per le vicende relative ai derivati, ed anche qui bisogna attendere l’esito del dibattimento, che in gran parte si fonderà sul materiale probatorio raccolto da questo Ufficio

Non intendo soffermarmi sulle vicende relative al decesso di Davide Rossi e sul fallimento del Siena Calcio trattandosi di procedimenti in fase di indagine.

Sono invece ormai concluse le indagini relative allo scambio dei cavalli del Palio ed è imminente la definizione.

Sul processo riguardante l’aeroporto di Ampugnano la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio nel maggio 2012. Il decreto che dispone al giudizio è dell’aprile 2013. Il dibattimento è ancora in corso per le ipotesi di falso, poiché il trascorrere del tempo ha determinato l’estinzione del reato per prescrizione per i delitti di turbata libertà degli incanti e rivelazione di segreti di ufficio. Mi pare inutile ricordare che la pronuncia di prescrizione – alla quale non hanno rinunciato gli imputati – è alternativa alla assoluzione nel merito.

Per il campo di baseball di Monteriggioni, vicenda nella quale sono contestati i reati falso in atto pubblico, è stata esercitata l’azione penale e l’udienza preliminare è fissata per il 19 gennaio 2017.

Sulla Mens Sana Basket è stata esercitata l’azione penale per molteplici reati di associazione a delinquere, di bancarotta fraudolenta per distrazione e connessi reati tributari, riciclaggio e ricettazione; anche qui si è in attesa di fissazione dell’udienza preliminare.

Sulla vicenda “Millevini dell’Enoteca Italiana”, a seguito di assoluzione dal reato di turbata libertà degli incanti, la Procura ha interposto appello contro la sentenza, che peraltro ha riconosciuto la natura di ente pubblico dell’Enoteca Italiana, dato questo importante ai fini della qualificazione giuridica del fatto contestato.

In ordine alle assoluzioni relative al “buco dell’Università”, su cui è imminente il deposito dell’appello, avverso una sentenza in gran parte assolutoria, che peraltro riconosce e stigmatizza il malcostume gestionale su cui ha indagato questo ufficio, nei seguenti termini:

la vicenda dell’Università di Siena che oggi occupa il Tribunale, in definitiva, “non è una storia di ruberie”, nel senso che il buco di bilancio non è risultato essere il frutto di appropriazioni o distrazioni.Con riferimento a tale ultima affermazione, occorre però precisarsi che -se è ben vero, come appena detto che quella dell’Università di Siena “non è una storia di ruberie” – è altrettanto innegabile come essa costituisca il frutto di una (non meno grave ed allarmante) gestione di ingenti risorse pubbliche assolutamente dissennata e fuori controllo (…..), di dipendenti infedeli e di mancati o inadeguati controlli da parte degli organi apicali di indirizzo politico-amministrativo (Rettori e Direttori amministrativi) e di vigilanza (Collegio dei Revisori). Tutto ciò in totale spregio, non solo delle comuni regole di buona amministrazione, ma anche e soprattutto del senso dello Stato che dovrebbe costituire l’idem sentire di chi svolge una funzione pubblica “con disciplina ed onore” (come impone l’art. 54, comma 2, della Costituzione) e con evidentissime ricadute negative sul buon andamento della gestione della res publica (art. 97 Cost.).”

Circa le presunte archiviazioni per le vicende MPS, evidentemente l’articolista, nel fare una sorta di “fritto misto”, affastellava situazioni di cui evidentemente non aveva e non ha conoscenza.

Infatti, le archiviazioni sulle vicende MPS per infedeltà patrimoniali non esistono. L’ufficio a suo tempo, in relazione ai derivati, iscrisse il reato di infedeltà patrimoniale in alternativa a quello di truffa. Successivamente, gli atti sono stati tramessi alla Procura di Milano per competenza territoriale.

Sulle vicende relative all’operazione “FRESH” collegata all’acquisizione di Banca Antonveneta, questo ufficio ha esercitato l’azione penale ed il GUP, come noto, si è dichiarato incompetente a favore dei giudici di Milano.

Sulla vicenda relativa all’incendio della Curia, questo Ufficio ha svolto con tutta la diligenza richiesta il suo dovere di titolare dell’azione penale. Ha promosso il rinvio a giudizio; ha sostenuto l’accusa davanti al giudice di primo grado ed ha proposto appello.

Se la questione si dovesse porre sul piano agonistico, si potrebbe dire che la Procura è uscita sconfitta.

Ma credo e sfido tutti coloro che operano nella giustizia a sostenere una simile tesi.

Si tratterebbe di un giudizio totalmente sbagliato e del tutto fuorviante: come è ovvio e come è già successo, succede (e continuerà a succedere) tutto questo è il naturale effetto positivo del sistema di garanzie che caratterizza il processo penale del nostro Paese.

Nella stessa ottica va da ultimo letta anche l’assoluzione del sindaco di Siena Bruno Valentini, la cui sentenza attendiamo con serenità di leggere per valutare i passi successivi.

Sicuramente si tratta di una lettera lunga e non so se potrà essere pubblicato per intero, ben conoscendo i limiti degli spazi editoriali, concludo però tranquillizzando il giornalista senese che Siena non è Corleone, che il Tribunale di Siena è un ufficio di prim’ordine per correttezza ed indipendenza, che la Procura fa solo il suo dovere con professionalità e imparzialità, spirito di sacrificio e dedizione quasi totale, e non va a caccia né di farfalle e né di streghe e che in definitiva, parafrasando una frase di Humphrey Bogart, “è la giustizia, bellezza!”.”

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