La cerimonia di consegna lunedì 6 ottobre, ore 11, aula magna Virginia Woolf

SIENA. Lunedì 6 ottobre 2025 sarà conferita la Laurea magistrale honoris causa in Scienze linguistiche e comunicazione interculturale a Suad Amiry, architetta, scrittrice e studiosa del patrimonio culturale palestinese e della sua conservazione.
L’evento si terrà presso l’aula magna Virginia Woolf (piazza Carlo Rosselli, 27/28) a partire dalle ore 11 con il seguente programma:
– Presentazione del rettore Tomaso Montanari
– Intervento di Aya Ashour, visiting researcher
– Laudatio di Agnese Fusaro e Jacopo Tabolli
– Lectio di Suad Amiry
L’evento sarà accompagnato dalla musica del gruppo “Maram oriental ensemble”.
Suad Amiry è una scrittrice e architetta palestinese che vive a Ramallah, in Cisgiordania. Ha studiato architettura all’Università Americana di Beirut, all’Università del Michigan e all’Università di Edimburgo, in Scozia. Nel 1991, Amiry ha fondato il RIWAQ: Centre for Architectural Conservation, il primo centro del suo genere a occuparsi della riabilitazione e della protezione del patrimonio architettonico nella Palestina rurale.
È autrice di numerosi libri di architettura e di saggistica. Il suo libro “Sharon e mia suocera” è stato tradotto in 19 lingue e ha vinto il prestigioso Premio Viareggio in Italia. Amiry ha scritto 7 libri di saggistica, l’ultimo dei quali è “Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea” (2022, Mondadori).
Amiry ha vinto numerosi premi di architettura, tra cui: Aga Khan Award for Architecture (2013), Palestine Prize Foundation (2025), Ada Louise Huxtable Prize for Contribution to Architecture (2025), European Prize for Architecture (2025).
“Il 6 ottobre prossimo, Suad Amiry riceverà il massimo riconoscimento che il nostro ateneo può conferire, con la piena e formale approvazione del Ministero dell’Università e della ricerca”, evidenzia il rettore Tomaso Montanari. “Per questa solenne cerimonia abbiamo scelto la data del 6 ottobre, perché uno dei compiti dell’università è dire la verità. E in questo caso, la verità storica è che la lunga storia del genocidio del popolo palestinese non comincia affatto il 7 ottobre 2023: c’è stato un ‘6 ottobre’, che risale fino al 1967, fino al 1948, fino all’Ottocento. Molti, in Italia, conoscono Suad Amiry dai suoi bellissimi libri, pubblicati in Italia da Feltrinelli e da Mondadori. Una scrittura profonda e ironica, che restituisce l’immagine di una intellettuale cosmopolita con i piedi profondamente piantati nel dolore, ma anche nella gioia, del suo popolo e della sua terra. Leggendola, affiorano alle labbra le parole celebri di Edward Said, questo grandissimo intellettuale, che era anche palestinese, per il quale «la scrittura è l’ultima resistenza che abbiamo contro le pratiche disumane e le ingiustizie che sfigurano la storia dell’umanità».
Accanto al suo lavoro di scrittrice”, sottolinea il rettore, “l’architetta Suad Amiry ha costruito negli anni il più importante progetto di catalogazione e conoscenza del patrimonio culturale palestinese. E per questo, poche settimane fa, Amiry ha ricevuto il prestigiosissimo European Prize for Architecture. Assegnato ogni anno dal Centro Europeo per l’Architettura, l’Arte, il Design e gli Studi Urbani e dal Chicago Athenaeum, Museo di Architettura e Design. Amiry viene premiata per la sua ricerca approfondita, la sua attività di advocacy e la protezione del patrimonio degli edifici storici a Gaza e nella Cisgiordania occupata in Palestina. Oggi una parte di quel patrimonio culturale non esiste più. Il fine di questo genocidio, infatti, è non solo cancellare il popolo palestinese, ma il nesso di quel popolo con la sua terra. E il patrimonio culturale è la parte concreta, tangibile – e dunque fragile, ed esposta – di questo nesso spirituale e storico. Con il suo lavoro, Amiry ha salvato il passato, perché esista un futuro. Per questo”, conclude Montanari, “la vogliamo proporre come esempio alle nostre studentesse e ai nostri studenti: perché la conoscenza non serve a nulla se non è al servizio di un progetto di umanità. Perché «non verrà promosso chi non supererà l’esame di umanità» (come ha scritto il giovanissimo Haidar al Ghazali, poeta di Gaza).