
di Augusto Mattioli
SIENA. Si lavora da qualche settimana alle Fonti di Pescaia, nella cui struttura è ricavato il Museo dell’acqua, per limitare i danni che un guasto di una cisterna contenente gasolio, situata nella soprastante sede di Banca Mps in via Ricasoli, avrebbe provocato. Il gasolio – utilizzato per avere energia elettrica da un generatore, nel caso ci fossero interruzioni nell’edificio -, secondo quanto abbiamo appreso, potrebbe avere causato, infiltrandosi nel terreno, una situazione di inquinamento delle acque sottostanti con preoccupazione per gli stessi bottini.
L’evoluzione della situazione è seguita ovviamente dalla banca che, ci è stato precisato in via non ufficiale, pagherà tutte le spese complessive dell’intervento di ripristino e di pulizia della zona interessata. Intervento di cui si occupa l’azienda emiliana H2H Facility Solution. A questo evento ovviamente sono interessati anche il Comune di Siena, l’Arpat, e la Soprintendenza.
Una situazione emersa da qualche settimana, di cui si è parlato poco in questo periodo, ma che ci è stata segnalata più volte da alcune persone. Ma c’è anche un documento ufficiale in merito. Una lettera a firma di Laura Vigni, già consigliere comunale, che ha promosso un comitato spontaneo, è stata inviata ieri, primo dicembre, al difensore civico della Toscana Sandro Vannini nella quale segnala quanto è accaduto. “Dai primi di novembre – si legge nella lettera – risulta che, a seguito di un guasto ad una valvola del serbatoio di gasolio degli uffici del Monte dei Paschi siti in via Ricasoli, una grande quantità di questo idrocarburo (almeno 25 quintali) si sia riversato nei condotti della sottostante Fonte dei Pescaia”. E ancora: “Ultime notizie riportano che tracce di gasolio siano state viste nel torrente che conduce al fiume Tressa, per cui l’inquinamento rischia di propagarsi”. Nella lettera si sottolinea come su questa vicenda ”sia calato il silenzio” e che “nessuna autorità competente ha sentito il dovere di dare informazioni alla cittadinanza”.
Nella lettera si pongono alcuni interrogativi. Si chiede “se il serbatoio di gasolio è stato ora messo in sicurezza; se non sarebbe più opportuno rimuoverlo e sostituirlo con una fonte energetica non inquinante, se, in caso contrario, lo sversamento continua e quali dimensioni ha raggiunto”. E infine “quali misure sta adottando l’Arpat nel dettaglio”, e se “è stato effettuato un controllo sugli effetti del gasolio nelle pareti dei bottini collegati”.
La segnalazione, secondo quanto abbiamo appreso, è già all’attenzione della funzionaria esperta di inquinamento dell’ufficio del difensore civico. Una risposta dovrebbe arrivare venerdì.