La protesta dei lavoratori del tribunale mette il dito nella piaga

di Augusto Mattioli
SIENA. Una giustizia con il fiato corto. Che non riesce a dare risposte rapide ai cittadini.
La protesta di qualche giorno fa sulla carenza di personale amministrativo in tutti gli uffici giudiziari, ”drammatica“ come la definisce la Cgil nella nota che ha preceduto la manifestazione di martedi scorso, è un segnale chiaro della insoddisfazione di chi lavora nel settore giustizia.
Da anni è al centro della politica nazionale con forti polemiche nei confronti dei giudici, soprattutto da parte del centro destra, i cui sostenitori parlano di “toghe rosse”, quando qualche politico di area viene condannato.
Ed oggi, in piena bagarre con il progetto di separazione delle carriere, la protesta sulla carenza di personale ha messo in evidenza una situazione di difficoltà nel lavoro giornaliero con gli impiegati che non ce la fanno a smaltire con rapidità il proprio lavoro.
Come abbiamo potuto capire andando il giro per il palazzo di giustizia di Siena, l’insoddisfazione degli impiegati per la mole di lavoro che si accumula, in particolare quelli degli uffici della Procura, sembra molto evidente, tanto che non pochi avrebbero fatto richiesta di essere trasferiti in altre sedi. Sperando in una situazione migliore di quella di Siena i cui problemi, si fa notare, sono peraltro presenti da diversi anni,
Basta dare una scorsa ad un documento della Rsu, stilato dopo un’assemblea sindacale e inviato al Procuratore della Repubblica Andrea Boni, per capire i temi oggetto di discussione. La formazione obbligatoria degli amministrativi, il turno di lavoro nella giornata del sabato, la flessibilità nell’orario di lavoro, la pausa cosiddetta videoterminalista nel caso di chiusura del bar interno, una pausa di cui usufruiscono gli impiegati del Tribunale, ma non – appunto – quelli della Procura della Repubblica, essendo diverse le due amministrazioni.
Insomma, c’è un clima di frustrazione tra il personale, oberato dal lavoro e dalla carenza di colleghi a supporto, per quanto riguarda la decisione di non rinnovare il contratto ai cosiddetti “lavoratori Pnrr”.