
di Enzo Martinelli
SIENA. Vita intensa e travagliata quella vissuta negli ultimi trent’anni dal Monte dei Paschi. Istituto di credito di diritto pubblico fino al 1995, feudo del Governo nazionale, si trasformò in società per azioni a seguito della riforma Amato. La maggioranza delle azionaria della banca rimase in mano alla Fondazione MPS, controllata dal Comune e dalla Provincia di Siena. Piazza Salimbeni si colorò quindi di rosso gratificando Piero Fassino, segretario dell’ex partito comunista, che finalmente poteva davvero dire: “Abbiamo una banca nostra!”.
Il dominio delle sinistre però durò poco e finì male. Dai tempi dei fasti per i “grandi utili di bilancio” a quelli del disastro economico aziendale trascorsero solo un paio di lustri e i sogni scesero dalle stelle alle stalle. Il formale fallimento dell’Istituto creditizio fu evitato dagli interventi della Banca Centrale europea e del Governo di Roma che, immettendo capitale pubblico, diventò il principale azionista della banca senese.
Ma stavolta di Siena c’era soltanto il nome e la sede legale, piazza di travagliatissime vicende. Dunque nuovo cambio di padrone, dismissioni di filiali, dimezzamento del numero dei dipendenti, alienazione forzata di parte sostanziosa di immobili, con contestuale riduzione a un decimo del patrimonio della Fondazione, azionista figurativo, a tutela della residua senesità.
La fase successiva è stata caratterizzata dalla progressiva vendita sul mercato delle azioni MPS da parte del Ministero del Tesoro in adempimento degli obblighi a suo tempo assunti con la BCE e quindi la formazione di nuove proprietà del vecchio Monte, oggetto di tanto trambusto e delle più o meno velate influenze dei partiti di centro-destra. Insomma in trent’anni un viaggio politico in tutto l’arco costituzionale …e oltre!
E ora? Tra le tante disgrazie e le poche fortune è arrivato a Siena un capace e volitivo banchiere, Luigi Lovaglio, che ha riportato dal purgatorio al paradiso un istituto al quale il presidente della Regione Giani pochi mesi addietro aveva augurato di poter rimanere almeno “banca regionale”. Lovaglio invece in questi giorni, punta a creare il terzo grande istituto di credito italiano con l’acquisizione di Mediobanca.
Siena guarda, tace e di nuovo sogna. Per la verità molti seguono le vicende con orgoglio e fiducia, ma anche con qualche apprensione. La pubblicistica colloca infatti l’operazione Mediobanca come propedeutica alla successiva conquista del controllo delle Assicurazioni Generali. Insomma, il Monte avrebbe le funzioni del cavallo di Troia! Sembra che nelle librerie del centro storico vengano richieste molte copie dell’Iliade e… dell’Odissea!